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venerdì 22 marzo 2013

Il giro del mondo in 20 librerie





Un viaggio attraverso le librerie più affascinanti  e singolari  del pianeta.


Qualche mese fa il sito americano di news culturali Flavorwire ha pubblicato una lista che raccoglie le 20 librerie più belle del mondo.  Nella classifica anche due italiane.
Architetture contemporanee e moderniste. Nella lista c’è un po’ di tutto: librerie dell’usato, all'aperto, per bambini, di design, costruite in vecchi teatri, stazioni e chiese trasformate in negozi di libri.
Le librerie,  almeno quelle di un certo tipo, si stanno trasformando in luoghi di incontro e ciò le rende ancora più complete ed affascinanti.
Sono tutte davvero stupende...librerie così belle meritano che uno esca da casa (o dal proprio paese) per andare a darci un’occhiata. Se vi capita qualche  viaggio all'estero, aggiungete una di queste meravigliose librerie fra i luoghi da visita.



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1 - La libreria olandese Selexyz Bookstore di Maastricht.
Cos'ha di particolare? E' stata ricavata all'interno di una chiesa domenicana. 
Quale luogo migliore per isolarsi dal mondo e lasciarsi trasportare dalle pagine del libro che avete in mano. Vale la pena recarsi in Olanda solo per entrare in questo posto suggestivo...


2 - Libreria Bookàbar. In classifica ci sono anche due bellissime librerie italiane: questa è la prima  e si trova a Roma. Luogo cult per gli amanti del design (oltre che della lettura), tutta bianca e moderna e assolutamente irresistibile.


3 - Plural Bookshop con sede a Bratislava, in Slovacchia. L'edificio è stato progettato da TotalStudio. Struttura a scala e una grande biblioteca che occupa l'intero spazio con un design semplice e pulito. E' sia caffetteria che libreria.


4 - Se vi recate invece in Portogallo non potete perdervi la splendida Livraria Lello e Irmão di Porto. E' stata progettata dall'architetto Esteves che ne ha costruito la facciata come fosse una cattedrale gotica. Inaugurata nel 1906. Starebbe benissimo all'interno di un film di Harry Potter. Entrare qui è come aprire la porta di un regno incantato.


5 - Se avete fame di libri e cibo allora Cook & Book  di Bruxelles in Belgio fa al caso vostro, essendo sia libreria che ristorante. Uno spazio pazzesco, con un ristorante al proprio interno, arredamenti che spaziano a seconda degli argomenti, tavolini, scaffali, tanti libri, angoli segreti...irresistibile l’idea di unire buon cibo e ottimi libri.
Il Cook & Book di Bruxelles si distingue per la sua eleganza, per le tonalità scure che contrastano con il bianco della carta, per il profumo Acqua di Parma in diffusione tra gli scaffali. Un luogo ideale per trascorrere una serata diversa dal solito. Sul tavolo di esposizione sono state poste le lampade di Kartell  che contribuiscono con il loro effetto cromato a far rimbalzare le immagini delle copertine dei libri qua e la, mentre i "filari"di libri negli scaffali vi portano a seconda dei vostri gusti in mondi differenti: libri in lingua straniera, inglesi, di storia o attualità.... insomma ce ne è per tutti i gusti.


6 - Bookworm  la libreria in lingua inglese a Pechino.  L’ambiente è impreziosito e reso suggestivo da candele sospese . Qui si svolge il famoso Festival Letterario Internazionale Bookworm Celebrazione unica di letteratura e idee in Cina, che prevede una programmazione di 200 eventi in tutta la Cina, che collega oltre 90 scrittori cinesi e internazionali. Una libreria, biblioteca, bar, ristorante e spazio eventi.


7 - A Buenos Aires in Argentina i libri dell'Ateneo Grand Splendid vi accoglieranno dall'interno di un cine- teatro degli anni '20 progettato dagli architetti Peró e Torres Armengo.  Utilizza palchi per le sale di lettura e le presentazioni e richiama migliaia di turisti ogni anno. 


8 - Poplar Kid’ Republic a Pechino. Qualunque bambino, ma anche parecchi adulti, sarebbe rapito da questa libreria, piena di angoli a forma sferica dove nascondersi a leggere, mensole ondulate, libri colorati che spiccano sull'arredo bianco.


9 - La Livraria Da Vila, a San Paolo in Brasile, ha gli scaffali girevoli: è un'opera architettonica di grande impatto, realizzata da uno studio brasiliano e amatissima anche da chi non prende un libro in mano da anni e anni.

10 -  El Pèndulo di Città del Messico è costruita ed allestita come se vi trovaste in mezzo alla natura tra piantee foglie ..oltre a un sacco di verde, troverete anche una caffetteria pronta ad accogliervi per un pigro pomeriggio tra libri e caffè.

11 - A Parigi visitate la Shakespeare and Company.
Entrando non potrete fare a meno di sentirvi trasportati indietro nel tempo ai mitici anni '50  Il motivo è che la libreria, fondata proprio in quegli anni, è rimasta identica. Qui negli anni Venti si incontravano artisti e scrittori del calibro di Hemingway, James Joyce, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald, Gertude Stein.

12 - The Last Bookstore. Lo spazio enorme, soffitti alti e maestosi pilastri per fare una bella esperienza di lettura e non solo.  Ha aperto al pubblico nel 2005 al centro di Los Angeles, California.  Il proprietario Josh Spencer, decise di prendere la sua decennale esperienza nella vendita massiva di qualunque cosa, dalle automobili ai vestiti su eBay e concentrarsi interamente sul suo primo amore: i libri.  Questa surreale libreria ha la particolarità di non avere libri solo sugli scaffali, ma un po' ovunque: ci sono persino originali costruzioni futuristiche alle pareti create con i libri.

13 - Atlantis Books a Santorini.  Anche se è difficile immaginare che sull'isola greca di Santorini ci sia qualcuno più interessato ai libri che al mare e alle spiagge. Situata in una tipica casetta greca bianco splendente con le imposte azzurre...

14 - Bart's Books ...la libreria all'aperto più grande del mondo si trova in California, un posto pazzesco da visitare assolutamente.

15 -Ecco la seconda libreria italiana... Libreria Corso Como a Milano...  nella fashionissima libreria  un ampio spazio dedicato all'arte e al design, questa libreria è anche un ristorante e una location per eventi (ha anche una sezione dischi).

16 - La suggestiva  Barter Books di Londra è stata costruita con materiale prelevato da un'autentica vecchia ferrovia inglese ... qui è stato trovato il poster originale con il mantra "Keep calm and carry on". E' una delle più grandi librerie di libri usati del Regno Unito.

17 - The American Book Center ad Amsterdam. Questo spazio ben progettato ha forme sorprendenti con alberi interni...


 18 - Quasi minimalista e piena di semplicità retrò...VVG Something di Taipei, Taiwan.
Questa meravigliosa libreria, si trova in una stradina sperduta di fronte a un ristorante dall'arredamento etnico e dai dettagli ricercati, che è della stessa proprietaria.
Con i suoi 50 mq, è un piccolo contenitore di storie e di oggetti, la proprietaria Grace Wang, inizialmente, usava questo spazio come magazzino per il suo ristorante. Amante di libri e di viaggi, ogni volta che andava all'estero acquistava vari souvenir, libri, riviste, oggetti di ogni tipo e li impilava in questo ripostiglio. Sinché un giorno ha pensato bene di condividere questa sua collezione con chi avesse le sue stesse passioni ed ecco nascere questa fantastica libreria-emporio, che raccoglie anni e anni di viaggi e di storie. Inoltre, c'è un piccolo angolo dove è possibile sorseggiare un caffè servito in tazze che arrivano direttamente dal Giappone, sfogliando un libro di design o di cucina francese. 

19 - Ler Devagar  (in portoghese letteralmente "leggere con lentezza") a Lisbona una città splendida, piena di contraddizioni, curiosità e animo artistico.. Un dettaglio che sicuramente colpisce varcata la soglia dell’ingresso è la bicicletta alata e bianca appesa al soffitto, che incuriosisce e può essere una bellissima metafora per descrivere  come i libri agiscono sulla nostra mente. E' una libreria decisamente molto bella. Si è totalmente circondati da scaffali di libri. Arrampicatevi sulle scale, in cerca di un nuovo libro e lasciatevi andare alla passione letteraria. 



20 - Daikanyama T - Site a Tokyo. Questa libreria giapponese è molto particolare nel suo interno perchè riflette proprio lo stile minimalista orientale, è stata creata dalla Klein Dytham Architecture, l'esterno è realizzato in lattice ed è creato in modo da formare tante T



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Ci sono talmente tanti libri da sentirsi quasi storditi.....guardando queste librerie, non vi viene voglia di farci un salto? 
Sotto le loro volte si respira l’odore delle pagine dei libri... un profumo inebriante per chi ama la carta stampata e il cuore ti si allarga vedendo simili spettacoli architettonici.
Ormai molte librerie stanno chiudendo...a causa di internet sono sempre meno le persone che vanno in libreria. I motivi sono tanti: la comodità di ordinare i libri con un semplice clic, stando seduti sul divano, poi con gli ebook  di libri se ne toccano e vedono sempre di meno... ma queste bellissime librerie stimolano la lettura anche di chi legge poco e sono un motivo in più per staccarsi dalla lettura tecnologica e fare una passeggiata fuori casa per raggiungerle anche solo per prendere un caffè e in alcuni casi anche per cenare e chiacchierare in perfetta armonia.



"Leggendo non si pensa a nulla, le ore passano immobili, percorriamo paesi che crediamo di vedere e la mente a braccetto con la fantasia insegue il filo delle avventure, si confonde con i personaggi e ci pare che sia il nostro cuore a palpitare sotto quei panni..."
Gustave Flaubert


* The 20 Most Beautiful Bookstores in the World by Flavorwire.com
Il materiale di ricerca e le foto presenti sono state  prese da Internet, e quindi valutate di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, non avranno che da segnalarlo e si provvederà prontamente alla rimozione di quanto utilizzato

mercoledì 20 marzo 2013

Estreme Sinergie -Atto Due-



Il biglietto stavolta recitava soltanto: "indossale per me durante la cena ".
L'aprì pronta a trovarsi davanti ad un abito, un gioiello, magari delle scarpe ma non ciò che in verità conteneva..
Quella roba l'aveva vista sono on line quando curiosava sola o con qualche amica in siti per adulti..



Si sentiva scossa come mai prima ma non riusciva a discernere ormai la rabbia dall'eccitazione..
Vinta Eva si sedette sul letto, il contenuto della scatola era indubbiamente insolito ma la sola vista l'aveva eccitata fortemente.
Marco era capace di scuoterla come un vento di scirocco farebbe con un'alta e frondosa quercia.
Voleva accontentarlo, compiacerlo, eccitarlo ed al tempo stesso desiderava mostrargli la sua vera natura, la pantera pronta all'attacco inaspettato, la donna forte e controllata che sapeva di essere.
Peccato che tutto questo svanisse al pensiero di quell'uomo misterioso e arrogante...
Eva rise, l'osservatore attento avrebbe goduto dello spettacolo che gli stava per offrire.. Chissà perché se lo era sempre immaginato uomo...
Tirò fuori il filo di perle scure.. Sapeva bene cosa fossero, palline vaginali.. Ma non ne aveva mai usate, l'aveva visto fare in un film porno anni prima e non le sembrava una cose troppo complicata..
Fece scivolare le dita sulle grandi labbra scoprendosi già bagnata.. si accarezzó senza fretta senza però cercare l'orgasmo, poi con decisione inserì una ad una le sei sfere scure..
Fu incredibile, dovette stringere forte le gambe credendo di crollare sotto la pioggia delle sensazioni che quelle piccole sfere fredde le provocavano ad ogni movimento..
Si chiese come avrebbe resistito durante la cena se già dopo pochi minuti l'eccitazione la attanagliava e sentiva un peso che ben conosceva al basso ventre: voglia di sesso.
Provò a camminare sui tacchi altissimi e lo specchio le rimandò uno spettacolo che non le dispiacque..
Tentando di dimenticare le palline seppur faticosamente si cambiò per la cena e in ultimo si specchiò controllando ogni dettaglio: il tubino nero valorizzava il sedere alto e sodo, lo spacco posteriore spostato a destra terminava pochi centimetri sotto il gluteo ma non abbastanza da mostrare il pizzo delle calze autoreggenti velatissime, erano una seconda pelle vellutata quanto la prima, impercettibili.
Il seno era alto e sodo, non sarebbe di certo stato in una coppa di champagne, ma avrebbe riempito le mani grandi e forti di Marco.. rabbrividì.. L'abito conteneva magistralmente il seno generoso facendone appena intravedere l'attaccatura.
Si convinse che così vestita non appariva nè sfacciata né volgare ed anzi era una bella ed elegante giovane donna.
Coprì lo scollo posteriore dell'abito con una stola di seta, non amava le cose pompose ma voleva sconvolgere i sensi di quello strano e enigmatico uomo che Marco era per lei.
Poi ricordò il filo di perle messo casualmente in valige, perle di fiume grigie, le riportavano alla mente altre perle… avrebbe superato se stessa, la sua mente aveva preso a lavorare freneticamente, Marco si sarebbe pentito, o ancor più compiaciuto, della propria audacia.. ma aver chiaro in mente cosa fare la fece sentire sicura di se.
Uscì dalla stanza fredda ed altera, Eva era tornata..
Si erano visti in web quasi tutte le notti da quando si erano conosciuti  ma vederlo a qualche metro da lei per la prima volta fu comunque sconvolgente, lui era già al loro tavolo.
Sedeva sorseggiando vino bianco, ad ogni passo Eva controllava la propria respirazione, Marco non l’aveva ancora vista e a lei non dispiaceva avere qualche secondo per inquadrarlo senza i suoi occhi a scrutarla.
Era ancora più bello di quanto volesse ammettere a se stessa, l’abito grigio di ottimo taglio, la camicia nera sbottonata sul collo, alzò il viso e la vide, lei non potè fare a meno di notare il contrasto tra le pelle liscia del collo e la linea disegnata dalla barba di qualche giorno, curatissima..
L’aveva sempre visto così, un uomo rude, apparentemente almeno, ma elegante ed di un’intelligenza fine, acuto e divertente quanto fermo quando voleva ottenere qualcosa..
Si alzò prontamente, le posò un baciò live sulle labbra, ringraziando silenziosamente la mancanza di rossetto, spostò la seggiola facendola accomodare.
L’osservatore attento avrebbe potuto vedere una tensione pregna di mille parole sussurrate e non dette, carica di significati avvolgenti quanto calde coperte d’inverno, l’osservatore, chiunque esso fosse stato, avrebbe intuito ogni parola solo osservando i gesti dei due giovani..
Che fossero amanti sembrò palese persino al cameriere che si ritrovò a servirli e che per buona parte della serata li osservò ipnotizzato.
La conversazione fu amabile e leggera, lui si scusò dapprima per il ritardo, non accennando al regalo fattole recapitare, e lei quasi dimenticò le palline racchiuse come un tesoro nel loro scrigno.. Eva chiese del viaggio, parlarono del lavoro di lui e degli ultimi esami che Eva si apprestava a sostenere…
Poi Marco galeotto il tavolo d’angolo, l’illuminazione che si ingraziava mosse repentine e il buon vino, allungò la mano sotto il tavolo carezzandole la coscia e lentamente salì fino ad incontrare il pizzo delle autoreggenti, Eva sospirò impercettibilmente per trattenere il rimescolio che quella mano calda, forte e sicura le provocava solo sfiorandola.
Il ristorante si svuotò lentamente, i camerieri affaccendati a sistemare i tavoli erano concentrati nella sala principale e loro rimasero presto soli.
Accorgendosene Marco si fece più audace e salì veloce a sfiorare il sottile perizoma di tulle, Eva trasalì quando lui insinuò le dita sotto la stoffa leggera facendosi strada senza fatica, lei aveva, quasi senza accorgersene, allargato le cosce..
L’osservatore se ne sarebbe accorto solo se fosse stato più che attento, la lunga tovaglia bianca nascondeva la maggior parte di questi tramestii..
Eva arrossì quando Marco iniziò a giocare con l’anello sottile…unica prova evidente che aveva esaudito ciò che lui le aveva chiesto…
Con una leggera pressione fece ruotare l’anello... Eva gemette aggrappandosi al tavolo, il volto arrossato..
Marco si accorse appena in tempo del cameriere che prodigo si avvicinava al loro tavolo per chiedere se gradissero altro ed Eva lo implorò con lo sguardo, sperava che la portasse subito in camera.
Voleva fare l’amore con lui, vivere finalmente tutta la passione che lui le aveva trasmesso notte dopo notte, voleva sentire di appartenergli, cadere di nuovo in quel limbo dei sensi sospinta dalla marea delle emozioni che salivano su, su fino a serrarle la gola e poi crollavano giusto il tempo di un respiro lungo per poi ripetere lo stesso corso ma con vie diverse, trovando sfogo in pertugi ogni volta inesplorati...Marco invece ordinò dell’altro vino bianco, ghiacciato.
Eva era sconvolta, in parte anche delusa e stizzita ma lo conosceva abbastanza da sapere che voleva provocarla oltre ogni ragionevolezza.
Poi ricordò.. Aspettò di sentire i passi del cameriere, quest’ultimo poggiò i calici ammiccando verso Marco che ne fu infastidito anche se accusò il colpo..
Dopo che l’uomo si fu allontanato bagnò l’indice nel vino ghiacciato di Marco e se lo portò alle labbra socchiudendo gli occhi, lui la guardò estatico, lei incoraggiata dalla sua reazione  succhiò le dita prima di accarezzarsi la gola e farle scivolare fino a dove l’abito fasciava i seni.. guardando Marco intensamente risalì fino a sentire le perle grigie e con calma esasperante le percorse una ad una saggiandone la consistenza con le dita fino a sentire l’allacciatura, che fece scattare.
Prese tra le dita il lungo filo di perle, accarezzò con esso la gola, il mento poi su, le portò alla bocca calda facendole scorrere sulle labbra piene, piantò i suoi occhi di fuoco in quelli di lui e chiese: “Non ti ricordano altre perle?”.
Mentre pronunciava quelle parole fiera come una schermitrice all’ultima stoccata, Marco sentì la mano di lei posarsi sulla sua coscia e stringerla piano per poi tuffarsi sulla patta dei suoi pantaloni, dove trovò come sospettava la sua erezione pronta ad attenderla.
Fu Marco ora a trasalire, non si aspettava da lei tanta audacia, o meglio non desiderava che questo..
La baciò attirandola a se, fu un bacio lungo, umido e minuzioso, come cercatori d’oro si scoprirono con sempre maggior sicurezza…
Fu insieme che si alzarono, lui le serrò il polso e fissandola le disse che era ora di andare..
Non parlarono, ma i loro occhi non smisero di scrutarsi, inesorabile.



In ascensore Marco senza smettere di tenerla a se le sussurrò all’orecchio cosa l’aspettava: “Stanotte ti renderò donna come nessuno ha mai fatto prima, non te ne pentirai, sai essere brava e ubbidiente, se farai come ti dirò ne sarai pienamente appagata”

Eva avvampò come se l’avesse schiaffeggiata, era turbata dalle sue parole, cosa l’aspettava realmente solo Marco poteva saperlo ma era certa che lui avrebbe spostato non di poco i suoi limiti e ammise a se stessa di essere pronta, disposta a essere ubbidiente e prodiga, avrebbe fatto qualunque cosa per tenerlo a se…

Entrando Marco chiuse a chiave la porte alle sue spalle e posizionò l’interruttore fino ad illuminare fiocamente la stanza, Eva ebbe la sensazione che conoscesse bene l’albergo e un moto di gelosia imperversò immediato lasciandole un senso di inadeguatezza.

Rimase ferma a qualche passo dal letto, doveva scuotersi, mostrarsi sicura, una donna vissuta.. Ma lei non lo era e lui lo sapeva bene..

Marco si tolse la giacca e preso un telecomando dal comodino, ci armeggiò un poco fino a quando una musica lenta e sensuale avvolse la stanza, poi si accomodò sul letto, la schiena poggiata all'imponente spalliera. Intreccio le mani dietro la testa e parlo con quella sua voce calda ed un poco impostata "Eva, cara, da brava spogliati per me". La voce per quanto calma e suadente non ammetteva repliche ed Eva rimase qualche secondo di troppo a pensare il da farsi..

Così lui la incitò pungendola sul vivo " Da brava Eva ubbidisci ed accontentami.. Sto aspettando"

Ubbidienza, questo si aspettava da lei, lo avrebbe accontentato tuffandosi senza remore in quel mondo sconosciuto. Quel gioco le piaceva. Le palline ora le sembravano lava incandescente, le sembrava fossero cresciute di dimensione, eccitata com'era dalla situazione..

Lasciò cadere a terra la stola, camminò ancheggiando verso il letto dove si girò di schiena lasciando capire a Marco che avrebbe dovuto far scendere lui la cerniera..

Lui ubbidì soffermandosi ad accarezzandole la schiena, apprezzandone la pelle vellutata, ora che sentiva il suo odore gli era difficile lasciarla andare.
Ma Eva si scostò da lui e dal letto di qualche passo sedendosi in una bassa poltrona. Era laterale al letto ma Marco così poteva gustare ogni suo movimento senza fatica. Quella ragazza era per lui la quintessenza della sensualità ed era certo che non avesse mai trovato prima un uomo in grado di farglielo capire.
Ci avrebbe pensato lui.
Eva accavallò le lunghe gambe dopo essersi disfatta delle scarpe e prese maliziosa ad arrotolare sulla coscia l'autoreggente , la fece scendere fino al ginocchio con maestria guardandolo di sottecchi, poi di abbassò ancora un poco e fece scivolare via la calza.
L'abito ormai aperto sulla parte posteriore scivolò un poco sul davanti mostrando i seni, tondi, sodi, contenuti  in un reggiseno di sottile tulle che accentuava se possibile tutta la proronpenza di quel giovane corpo.
I capezzoli turgidi imprigionati nella fitta rete del tessuto, erano due piccole isole impertinenti..
Aprì audace le gambe e Marco noto sotto il tessuto trasparente il cerchietto tondo capolinea delle sue palline...
Mentre Eva si apprestava a sfilare la seconda calza Marco la fermò:  " Alzati". 
Ubbidiente la ragazza si alzó: "Sfila prima l'abito, voglio guardarti". Quel suo tono la imbarazzava ed ipnotizzava, arrossì e dandogli le spalle fece scivolare via l'abito in un sol gesto..
Senza indugiare ancora, e restando voltata, si slacciò il reggiseno liberando i bei seni..
Non si accorse che Marco si era alzato dal letto fino a quando lui l'afferrò per i seni imprigionandoli nelle proprie mani. 
Ad Eva tremarono le gambe e lui le si fece più vicino fino a far aderire i loro corpi.
Prese i seni a coppa, come a soppesarli, lei sentiva il suo respiro sul collo, la fece rabbrividire. Continuando a massaggiarle i seni prese a sfiorarle i capezzoli con dosati movimenti circolatori.
Eva si rilassò e recuperando il respiro si abbandonò ancor più contro il suo petto, le ci volle qualche istante per accorgersi che ciò che sentiva cozzare contro i suoi glutei era l'eccitazione massiccia di Marco. Allungò la mano e lo accarezzò attraverso la stoffa dei pantaloni, lui di rimando strinse i suoi capezzoli tra le dita facendola sussultare e prese a palpeggiarla con rinnovato vigore.
Eva era già stremata, le gambe non rispondevano più ai suoi comandi, i seni così duramente sollecitati le mandavano messaggi incoerenti ed il peso ben conosciuto all'altezza del pube ora pulsava forte contrapponendosi alla perenne stimolazione delle palline..
Le sembrò che Marco cogliesse tutto questo perché la prese tra le braccia e l'adagiò sul letto.
Le accarezzò dolcemente il viso e prese a baciarla senza posa mordicchiando, leccando, e succhiandole le labbra, le mani esperte scesero ai seni, alla pancia, ai fianchi.
Eva si fece forza e con non poca fatica sbottonò la sua camicia, scoprendo il petto ampio e disegnato, vi affondò un’istante il viso baciandolo più volte, poi continuò ciò che aveva iniziato. Desiderava ripagarlo del piacere che lui le procurava ma era frenata dalla sicurezza che leggeva in ogni suo gesto, temeva di rovinare l'incantesimo.. Sfiorò la cinta di cuoio, smarrendosi nel ricordo della prima notte, di come lui l’avesse fatta scivolare piano dai passanti.. Il sospiro lungo che Marco le donò la riscosse e slaccio la pesante fibbia poi con crescente frenesia sbottonò i pantaloni e lo accarezzò . Dapprima attraverso i boxer che l'erezione tendeva sensualmente, poi coraggiosa infilò le dita sotto l'elastico accarezzando il pube, le sue nocche sfiorarono il glande facendo trasalire Marco.. Non resistette oltre e fu lei perentoria a spogliarlo. Lui immobile si godette lo spettacolo, era bellissima, delicata e sensuale e le sue mani lo scuotevano dall'interno donandogli schegge di limpido piacere.
Quando fu nudo si osservarono per lunghi istanti talmente densi di aspettative da percepirne ogni molecola palpitante tra loro.
Marco di stese a letto attirandola a se, Eva porto l’indice alle labbra per chiedergli di tacere, gli occhi le brillarono, le mille pagliuzze di ghiaccio si erano sciolte rendendo il verde dei suoi occhi un oceano denso e placido.
Si sedette sul bordo del letto e si chinò su Marco, lo baciò ripetutamente sulle labbra calde e semiaperte, scese lambendogli la gola con la punta della lingua.
Le sue mani accarezzarono il corpo forte e atletico del giovane uomo, dove i polpastrelli toccavano le carni subitanea la lingua seguiva come in una corsa sferragliante..Eva poggiò la testa sulla pancia di Marco ed esitante impugnò il suo scettro, ne godette al solo tocco e ravvivò ogni sensazione provata con lui attraverso quello schermo che ora le sembrava appartenere ad un'altra vita.
Marco gemette sentendo il tocco delicato di lei, non voleva metterle fretta né interrompere quel filo che li univa così arcanamente, osservò i movimenti prima incerti, poi via via più fluidi. Eva poggiò le labbra sull’inguine di Marco baciandolo dolcemente.
Marco ansimò e le sue dita sfilarono il fermaglio che tratteneva raccolti i capelli di quella splendida creatura, ciocche ricaddero morbide sulle spalle e lui vi intrecciò le dita carezzandole la nuca.
Audace Eva affondò ogni preconcetto e lacerò il primo dei tanti veli che quella notte avrebbe stracciato e smarrito per sempre..


-L'atto tre- vi aspetta Domenica 24..come sempre ai posteri l'ardua sentenza ;-)

lunedì 18 marzo 2013

... DEDICATO AD UN VECCHIO AMICO ....


CONFESSIONE EPISTOLARE DI UN FALCO DA STRADA
1° VERSETTO: ALLEGRO MA NON TROPPO

COSI’ MI RIDUSSI PER AMORE DI UN BEL VISO



Là, sul colle, sorge maestosa ad irridere i secoli la mia bella Siena. Città di leggende, fantasmi, epiche contrade e genti allegre. 
Come ogni senese son devoto alla dea del Fiume, la mitica Diana, per aver negli anni protetto questo borgo e per averlo preservato dallo sprofondare nel marciume della novella epoca ammantandolo di un’aurea fatata e misteriosa. Di tutte le contrade in cui è divisa Siena la Bella, io appartengo a quella più storica e mi vanto di esserne degno discepolo quando, per il venerato Palio, do fiato alle trombe per cantare la vittoria della Nobile Contrada Dell’Oca. Modesto sono, quando mi si dice che Siena è la città più bella, perché non lo sbandiero ma lascio sian gli altri a rendere noto l’evidente. 
Cittadino onesto e laborioso, se non studio lavoro, se non lavoro studio e se non faccio né l’uno né l’altro mi si può trovare in Piazza del Campo a bearmi della bella gioventù femminile che l’anima. E’ vero, lontano dalla piazza più bella del mondo non posso stare più a lungo di un giorno. Lì sono la mia vita ed il mio spirito, il fuoco stesso che mi anima. Se non di giorno, che è più difficile, sicuramente la sera essa mi appartiene con tutto ciò che ci sta dentro. Ahimè! Così come è la mia vita essa è anche la mia rovina ed è forse proprio per questo che ci sono così legato. 
Io non son bello, anche se la mamma me lo diceva sempre, lo riconosco, ma un certo fascino lo possiedo. Sarà il portamento, la battuta sempre pronta (sempre la stessa ), il mio modo di fare o forse le antiche pietre di questa mia Siena che mi sussurrano i sospiri di mille amanti dandomi l’estro giusto al momento sbagliato …………… Insomma, sarà quel che sarà, ma il mio istinto è  predatore e prima o poi una preda la caccio sempre. 
Avete ragione, non mi sono presentato, ma a volte tralascio questa semplice regola di buona educazione perché qui a Siena non ho bisogno di presentarmi; tutti mi conoscono. Son io, il solo, l’unico, l’intramontabile Falco da Strada. Per l’esattezza sarei il Falco da Piazza, ma tutti mi chiamano nell’altro modo e per me va bene così. Non starò ad annoiarvi con il racconto di tutte le mie imprese, perché in verità son davvero tante, basterà una per tutte, quella più importante, quella che più di ogni altra ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore solitario ed inaccessibile. 
www.whatyoulove.it
Non ricordò più se era un giorno di festa od un semplice giorno feriale, ricordo comunque che la primavera aveva aperto le sue generose braccia lasciando cadere su Siena e dintorni un sole splendente ed un cielo così azzurro da fare invidia agli dei. Il profumo dei fiori dei balconi era così intenso che quasi stordiva ed ovunque si sentivano gli uccellini cantare e anch’io cantavo, rapito da quella giornata indescrivibile. Il mio cuore era palpitante e la mia anima leggera, sentivo che quella giornata sarebbe rimasta una pietra miliare nelle mie memorie. 
Oziavo, o forse aveva appena finito di studiare ed ero uscito per liberarmi la mente, fatto sta che le mie gambe, senza che glielo avessi ordinato, mi condussero in Piazza del Campo. La conchiglia era gremita di gente, molti turisti ma soprattutto molte turiste. Il mio sguardo spaziava all’infinito su tutto quel ben di Dio ma una fra tutte mi colpì. Il mio sguardo s’incatenò a quel bel faccino e non si mosse più. Mi ci volle un po’ per riprendere il controllo della mia persona ma alla fine vi riuscì e potei ammirare anche quello che c’era sotto a quel mirabile faccino. Era alta. Io non spicco per la mia altezza, ma questo non mi ha mai fermato. È notorio che le donne alte sono affascinate dagli uomini bassi, forse perché sanno che compensano con un altro tipo di centimetri. Intendiamoci non sono poi così basso, ma compenso parecchio. Chiedete in giro se non ci credete. Tornando al mirabile faccino, il mio sguardo scivolò sui suoi capelli serici, biondi e lunghissimi. La carnagione era appena ambrata e gli occhi .. Oh!! Signore!! Che occhi! Erano verdi ma di un verde indescrivibile, sembravano smeraldi o forse giada ed erano contornati da lunghe ciglia mielate che rendevano il suo sguardo velato ed irresistibile. Vestiva in modo semplice ma molto sexy, un paio di shorts bianchi ed una maglietta aderente color verde acqua che s’intonava magnificamente al colore degli occhi. Portava scarpe da ginnastica ed un grazioso zainetto multicolore e cosa più importante, girava con lo sguardo smarrito ed una piantina della città in mano. Con quegli occhi stupendi sembrava cercasse aiuto, qualcuno che potesse illustrarle le meraviglie della bella Siena. Chi meglio di me, meraviglia io stesso di questa città, potevo guidarla per i vicoli antichi e ombrosi di questo borgo secolare? 
www.paesionline.it
Mi accinsi alla manovra con molta cautela, non potevo permettermi di fallire, lasciando fuggire una così mirabile preda.  
Era là, accanto a Fonte Gaia, che con l’affusolata mano si schermava dal sole per poter ammirare la magnificenza della Torre del Mangia. Mi affiancai e togliendomi gli inseparabili “occhiali da battaglia” (gesto pieno di charme al quale una donna può difficilmente resistere) sfoderai il mio sorriso più accattivante. Lei continuava a guardare la Torre ed apparentemente sembrò non accorgersi di me. Continuai a sorriderle e le parlai in inglese (il mio intuito eccezionale mi diceva che era nordica, sicuramente tedesca). Fu allora che il suo sguardo si posò su di me mandandomi in visibilio. Simulai indifferenza a tanta beltà e continuai a parlarle decantando le bellezze della Piazza. Lei sorrise e fu come una stilettata al cuore. Aveva denti perfetti, come tante graziose perle luccicanti. Mi chiese se ero di Siena. Era fatta la preda era già caduta nella rete. Mi mostrai disponibile, ma con modesto entusiasmo, a farle da cicerone e lei accettò con radiosa innocenza. Ancora non lo sapevo ma sarebbe stato l’inizio del mio calvario. Avrei voluto subito portarla in qualche grazioso e tipico locale della mia contrada (tale Bagoghino covo di mille goliardiche avventure nonché preludio al mio colpo finale alle povere prede) ma lei insistette per voler salire sulla Torre del Mangia. Fu così che dovetti sorbirmi i quattrocento e passa scalini, mi vergogno ad ammetterlo ma con precisione non so quanti siano, nonché l’interminabile sequenza di fotografie che la mia superba preda scattava a raffica con la sua portentosa macchina nipponica. Era già mezzodì era logico, quindi, che ci fermassimo a mangiare. Ma lei tra un “sorry” pronunciato con disarmante innocenza ed un “wonderful” gridato con trascinante emozione, sfoderò dal suo magico zaino un panino lessato dal caldo ed una bottiglia di acqua minerale che di certo aveva la giusta temperatura per farci un thè. Spolverò uno scalino con noncuranza e vi piazzò a sedere il suo fantastico e tonico fondo schiena. Acquistai anche io uno di quei mostruosi panini da turisti (debita concessione che l’altera Siena ha dovuto fare alla inarrestabile macchina del turismo) e masticandolo con la stessa enfasi con cui avrei masticato un chewingum, pranzai. 
Io mi sprecavo ad illustrare torri e palazzi, vie e viuzze, a narrare gustosi aneddoti di vita senese, ad accennare a misteri ed antichi riti e lei, in una continua sequela di urletti isterici e serafici mi faceva coro. Era così compresa nella parte della turista che ad un certo punto mi venne il dubbio che non avesse capito niente di quello che le stavo dicendo. Fu allora che il mio cuore si riempì di gioia. Oltre che bella era anche completamente stupida. Oh! Mirabile connubio di fattori. Tutto ciò la rendeva ancora più attraente ai miei occhi. 
Tra un “beautiful” ed un “realy” la presi per mano e lei mi lasciò fare. Non c’era dubbio il mio collaudato fascino aveva di nuovo fatto centro. Non so come ma mi ritrovavo sempre con le mani al portafoglio. Prima il panino, poi il gelato, poi l’ingresso in quel museo, poi in quell’altro. Pagavo sempre io, anche per lei. Mi dissi che in fondo una bella scopata valeva bene qualche spesa. Non so chi lo disse prima di me, certo un grande, e forse parlava di città e di messe. Comunque il succo era lo stesso e non volevo stare ad indagare oltre. Fu una giornata veramente lunga ed estenuante, una delle battaglie più a lungo e duramente combattute, ma ero ormai certo che la vittoria mi avrebbe arriso. Verso sera, finalmente, accennò ad un lieve cedimento. “i’m tired” mi disse nel suo spigoluto, eppur così dolce, inglese teutonico. “i like pizza” aggiunse affogandomi nel verde dei suoi occhi. Avevo il modo d’incantarla ancora. La portai a mangiare una pizza favolosa dal miglior pizzaiolo napoletano che avesse l’onore di risiedere in Siena. La cena fu splendida, lei non faceva che guardarmi ed il suo sguardo valeva più di mille parole. Avrei anche azzardato qualche prodezza sotto al tavolo, ma non volli eccedere. Stavolta sarei stato all’altezza di professionisti del calibro di Casanova o Don Giovanni. Dopo la pizza a lume di candela le suggerì “Siena by night” e lei accettò con voluttà.
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Siena di notte è una mia specialità perché, abitando in centro, in un piccolo attico che da su piazza Dei Tolomei (un vero luogo di delizie) è inevitabile che inviti le mie vittime a vedere l’incantato panorama di Siena avvolta dalla luna ed è altrettanto inevitabile che le mie prede accettino con incontenibile gioia e, non lo nego, con una qual certa eccitazione. 
Quando fummo davanti al portone di casa lei esitò un attimo, tirò in ballo un’esile scusa, ma il mio collaudato sguardo da predatore/seduttore le fece cadere anche l’ultima remora e con una certa squisita pudicizia entrò definitivamente nella trappola. Non sto a descrivervi la mia tana, sarebbe troppo lungo spiegare tutte le sottili arti della seduzione che ho impiegato per arredarla, vi basterà sapere che al centro dell’ampio ingresso, che fa da crocevia a tutto l’appartamento, campeggia una mirabile copia di “Amore e Psiche” del Canova fatta da un mio amico scultore. Alla vista di tale meraviglia la mia bionda preda si lasciò sfuggire un grido, che fu quasi un rantolo di piacere, e si accasciò sul comodo divano a semicerchio che circonda un lato della statua. Era il momento del drink, ma un drink robusto, piuttosto alcolico, miscelato al punto giusto, affinché perdesse ogni inibizione, se mai ne avesse avute. Misi un disco del magico Sinatra e la sentì ansimare quando “The Voice” attaccò le prime note di “stranger in the night”. Abbassai le luci e mi sedetti al suo fianco offrendole la “bomba”. 
Mi persi nel suo profumo, decisamente asprigno poiché da quando l’avevo incontrata non aveva fatto altro che scendere, salire, camminare e cuocere sotto il primo sole rovente di primavera. Ad onore del vero nemmeno io profumavo di viole, ma quando c’è la passione su certe cose si può anche soprassedere, anzi …. 
L’abbracciai trasportato dall’atmosfera fortemente sensuale che si era creata tra noi, vidi la luna, le stelle e poi la notte ………………………………………. 
La notte durò a lungo e fu una notte molto dolorosa. La parte del mio corpo che più doleva era la testa e non solo faceva male ma aveva anche un bel bitorzolo. Mi svegliai riverso sul pavimento e mi duole dirlo, ancora tutto vestito. Lei non c’era più e con i suoi radiosi occhi verdi erano spariti: il mio portafoglio, i soldi che avevo in casa (non pochi in verità), tutti i soprammobili di valore, le posate d’argento, i gioielli e per finire le chiavi dell’auto con il relativo libretto di circolazione. E’ difficile arrendersi davanti all’evidenza, ma non volevo rendermi conto dell’accaduto. Ero incredulo, mi faceva male la testa ed avevo la vista appannata, ma non abbastanza da non riuscire a vedere un bel biglietto attaccato sulle ali di Amore. Sinceramente vorrei evitare di riportare quanto vi era scritto, ma ormai ho fatto trenta e posso fare trentuno. Con una bella grafia, molto elegante c’era scritto: 

Grazie per la splendida giornata, quando mi sono alzata non avrei mai 

Immaginato che sarebbe andata a finire così bene. Ero disperata 

Non credevo che anche per oggi avrei trovato un sedicente Casanova 

Da spennare. Ti bacio tanto e ti lascio con un po’ di rammarico. 

Bacchette come te ce ne sono davvero poche!!!! 

Ovviamente il tutto era scritto in perfetto italiano. Non aggiungo altro, oltre al danno anche la beffa. Me misero! Me meschino!! Una cosa a mia difesa, però, voglio dirla comunque, nonostante tutto sono quasi certo che lei fosse follemente innamorata di me!!! 
Lo so cosa state pensando: Il Falco perde le penne ma non il vizio!!!! E mai cosa fu più vera. 

domenica 17 marzo 2013

Estreme sinergie

Piccola premessa: incuriosita dal mondo della scrittura in ambito erotico ho letto un po di tutto, ma raramente mi sono cimentata in tale pratica. Leggere il racconto di Silvia mi ha incoraggiato a provare.
La scrittura non deve avere limiti, mi sono sempre ripromessa di non pormi limiti nel mio modo di scrivere, perchè nulla è sconveniente se trattato con la spinta delle emozioni.
Troverete la prima parte del racconto qui di seguito..ai posteri l'ardua sentenza ;-)



Sbattè lentamente le palpebre cercando di strappare al sonno gli ultimi frammenti di incoscienza poi richiuse gli occhi e si apprestò a rivivere gli avvenimenti che si erano abbattuti nella sua vita nelle ultime settimane.
Non era abbastanza oggettiva per farlo e se ne rese conto nell'istante stesso in cui la sua mano scivolò sotto le lenzuola nell'intento di massaggiare la coscia che la posizione protratta nel sonno aveva intorpidito..
Era nuda.
Sentire la propria nudità la eccitò terribilmente, raccolse da terra un maglione blu e lo portò al viso.. Era l'odore di lui che bramava, di quell'uomo al quale aveva e avrebbe continuato a concedere tutto..
Sospirò allontanandolo da se e decise che c'era solo una soluzione : doveva far ricorso al suo gioco preferito: guardare se stessa con gli occhi di un osservatore attento e sconosciuto.
Tento di guardarsi come un estraneo avrebbe fatto se si fosse preso la briga di studiarla per un breve lasso di tempo.
Era giovane ed intelligente, di un'intelligenza arguta e sfacciata, sapeva provocare negli altri sensazioni spesso contrastanti, lei era una di quelle che gli uomini amano fin dal primo sguardo e le donne detestano altrettanto rapidamente.
Non aveva mai permesso a nessuno di affibbiarle un ruolo o un grado di importanza, lei era se stessa e questo a volte diveniva controproducente e la rendeva algida, lontana, snob.
Ma lei, al contrario, era semplicemente un bel diamante, ed è noto che lo si può tagliare solo con la punta di un altro diamante..
Le sue relazioni con gli uomini erano sempre state cadenzate da conflittualità irrisolte,che dopo essere state a lungo trascinate portavano inevitabilmente a rotture drastiche.
Mai un uomo aveva saputo tenerla a se, la sua bellezza spaventava e si era ritrovata a fronteggiare una schiera di omuncoli borghesi desiderosi di mostrarla agli altri come un trofeo personale.
Poi era accaduto...
Era inverno e se ne stava seduta sulla pietra delle grandi finestre a vista del suo appartamento, felpa e perizoma, un pile sulle cosce nude e sode ed il pc sulle ginocchia.
Questo è ciò che l'osservatore attento avrebbe potuto vedere quella sera..
Allungò la mano e cerco la sigaretta senza staccare gli occhi dallo schermo, poi prese a scrivere socchiudendo appena le palpebre, stava sorridendo..
Da qualche settimana aveva conosciuto un uomo, ciò che la turbava era come lo aveva conosciuto.. Chattando in un social network..
Proprio lei che aveva così a lungo e con convinzione criticato le relazioni virtuali...
Si chiamava Marco, e da quando si erano conosciuti lei era capace di passare intere ore a chattare con lui amabilmente… ed a fare l'amore con lui..
La prima volta era stato folle, unico ed irrazionale..

Scrivendole lui aveva acceso la web e lei aveva fatto lo stesso, aveva già visto in foto il suo viso ma lo stesso rimase colpita dall'intensitá dello sguardo che la scrutava.
Senza troppi indugi lui le aveva chiesto di fare l'amore. L'aveva fatto con dolcezza, certo, ma con una certa dose di fermezza.
Fissandola le aveva descritto minuziosamente cosa avrebbe fatto se i loro corpi caldi non fossero stati divisi dagli schermi e da centinaia di chilometri..
Le disse come avrebbe accarezzato la sua pelle vellutata, come le sue mani si sarebbero mosse leggere ma salde sulle sue cosce, come gli sarebbe piaciuto sfiorare con le labbra le sue carni fresche ed Eva tremò, ma non si sottrasse al suo sguardo, tenendo fiera gli occhi verdi fissi in quelli di lui.
Lui, lui che nel mentre stava sorridendo, con lo sguardo infuocato che la vezzeggiava lambendo come lava calda ogni centimetro del suo corpo, lui sorrideva, e lei per la prima volta in vita sua si arrese senza riserve...
Marco si accomodò nella poltrona di pelle e le ordinò di spogliarsi o forse solo l’ego di Eva percepì nel tono della sua voce il cipiglio del comando, della pretesa. Comunque glielo disse a lei non dispiacque.
La ferma e sicura Eva tentennò giusto il tempo d’un battito di ciglia prima di far scivolare a terra il pile. Ma non si fermò senza attendere altre indicazioni, che al momento le sembravano inutili, si sfilo la felpa e restò seduta, nella medesima posizione di qualche minuto prima, al suo posto nell'incavo della finestra, col pc poggiato sul piccolo tavolo lì accanto.
Sapeva di offrire così a Marco un duplice spettacolo, egli infatti poteva vedere anche il suo riflesso sfumato nel vetro della finestra, stagliato nella gelida notte.
Solo allora Eva abbassò lo sguardo infilando la punta delle dita sotto l’elastico di pizzo scuro del perizoma e con voce ferma e calda sfidò l’uomo da disfarsi dei suoi vestiti.
Marco sorrise ma non sembrò sorpreso dalla richiesta mentre faceva scorrere la cinta di cuoio nei passanti dei jeans, un brivido percorse Eva.. premonitore.. quella cinta sarebbe diventata la sua croce e la sua delizia ma questo lei non poteva ancora saperlo.
Marco si disfece senza fretta degli indumenti, il suo appartamento fiocamente illuminato sembrava avvolgerlo in un aura di mistero intrinseca.
Eva saltò su e sparì dallo schermo, poco dopo la luce si spense sostituita dal bagliore di quelle che sembrarono decine di candele.
Riapparve e apprezzò con un gesto nervoso l’erezione ormai evidente dell’uomo. Ciò che era certo è che Marco non faceva nulla per nasconderla, se ne stava tranquillamente seduto in totale mancanza di imbarazzo. Eva pensò che l'uomo doveva essere avvezzo a quel genere di cose e una stilla di rabbia si insinuò profonda in lei.
Per uscire dal vortice dei pensieri Eva prese dei cuscini lì affianco, li sistemò sotto di lei e si riappoggiò con le spalle alla nuda pietra.
Quando rialzò lo sguardo Marco si massaggiava la coscia lentamente, un sorriso paziente dipinto sul volto.
E poi esplose.. Marco la carezzò intimamente con voce ferma, diresse lui ogni suo movimento e lei presa da una frenesia che non riconosceva ne fu immediatamente assoggettata.
Fecero l’amore, ebbene si avevano fatto l’amore, distanti mille chilometri i loro corpi si erano cibati l’uno dell’altra e lei aveva avuto la certezza che le mani che la carezzavano così spregiudicate non le appartenessero, ma fossero le mani di Marco a esaudire i suoi desideri più nascosti. Eva si lasciò completamente trasportare, seguì ogni più minuta indicazione incapace di staccare gli occhi dai movimenti via via più veloci che l’uomo dedicava a se stesso, ipnotizzata e succube, oh si completamente succube del piacere di entrambi. Seguendo ciò che Marco le diceva si era sfilata il perizoma e completamente nuda si era offerta.
Le sue mani si erano posate lievi sui seni ed erano scivolate sui fianchi, aveva dischiuso le cosce come lui le aveva chiesto di fare e aveva notato lo sguardo carico di passione con cui lui l’aveva osservata, gustandone appieno ogni curva del corpo.
Lui la guardava come se mai avesse avuto un simile spettacolo a disposizione ma Eva questo non poteva saperlo e tantomeno avrebbe potuto coglierlo presa com’era da quell’impulso di compiacerlo, dalla voglia che saliva gorgogliante di vederlo godere per lei, dal bisogno che sentiva crescerle dentro di raggiungere l’orgasmo guidata da lui.
Marco tratteneva a fatica la crescente e bruciante eccitazione, lo sforzo maggiore era mostrarsi così sicuro di se, così invincibile mentre dentro si sentiva un mare in burrasca, ma quel gioco lo affascinava e ormai sentiva che lei era presa dalla morsa tanto quanto lui.
Le ordinò di masturbarsi con più decisione, la voce lasciva, lo sguardo compiaciuto, gli indicò esattamente come lui l’avrebbe fatto e le dita di lei subitanee eseguirono.
Ansimava Eva, ansimava proprio come piaceva a lui, adorava sentire la propria donna godere in modo tanto spietato ed animalesco, respirò profondamente prima di incitarla ad aumentare il ritmo, aveva voglia di godere e non avrebbe più resistito.
Poco dopo lei sbarrò gli occhi presa dall’estasi dell’orgasmo, urlandolo senza ritegno , prima di appoggiarsi sfinita al muro alle sue spalle.
Marco le intimò di guardarlo, la sua voce ora era meno controllata, il respiro affannoso, in realtà Eva non era riuscita a smettere di farlo un solo istante e nel momento in cui lui raggiunse l’orgasmo desiderò come mai prima nella vita essere lì pronta a ricevere il suo nettare col proprio corpo.
Erano stravolti, entrambi, soddisfatti, pieni seppur svuotati.
Di colpo Eva si rese conto della situazione e si abbassò a raccogliere il pile. Marco la fermò, non era ancora pronto a rinunciare a quella visione.
La vezzeggiò alcuni minuti prima di staccarsi malvolentieri da lei per andare a farsi una doccia.


Eva quella sera si era ritrovata a letto nuda, sola, ancora vogliosa di lui..
Erano passate alcune settimane da quella sera ma i loro incontri erano ormai la miglior parte della giornata di entrambi.
Si destò, tirandosi a sedere sul letto si chiese cosa ne avrebbe pensato l’osservatore attento.
C’era poc’altro da dire, lui era sempre garbato con lei, anche dolce a volte ma ogni volta che si lasciavano lei si sentiva abbandonata, la chiamava sempre e solo per nome, non aveva mai usato quei vezzeggiativi teneri che tutti usano con la facilità con cui si prende il caffè al mattino.
Non si era mai perso in troppi complimenti, lei temeva che coltivasse svariate amicizie di genere molto simile alla loro e questo la faceva arrabbiare come poche altre cose.
Sentiva di appartenergli ed anche se lui le avesse detto che lei era solo un mezzo di piacere sarebbe stata incapace di  dirgli di no.
Ciò che la turbava e la faceva star lì da un ora a ricordare e ricostruire era stato l’ultimo messaggio di Marco. Gliel’aveva inviato poco dopo che si erano lasciati, dopo la loro dose di sesso, era stata una serata particolarmente focosa e lei era già a letto, nuda, come lui le aveva chiesto di fare.
Il cellulare aveva vibrato e nel messaggio cerano solo poche parole, le aveva imparate a memoria: “ Vado in Austria per lavoro, torno venerdì, voglio trovarti alle 6 a Firenze, Golden Tower Hotel, prenotazione  Dr. DeCarlo. Fatti trovare in camera, non mi deluderai”
Guardò la sua immagine riflessa nello specchio, ecco come l’osservatore l’avrebbe potuta vedere in quel momento: viso dai lineamenti forti senza mai essere duri o volgari, labbra piene e turgide, la mascella ben disegnata, lei non l'amava particolarmente, le sembrava che rendesse il suo volto troppo marcato, maschile a tratti, i capelli lunghi le sfioravano le natiche alte e ben disegnate.
Si avvicinò ancora un poco allo specchio, fino a sentirne la fredda superficie sulla pelle nuda, rabbrividì, sbatté sensuale le palpebre scoprendo le iridi verdi punteggiate da minuscole schegge di ghiaccio.
Sospirò forte, Marco non le aveva detto una sola volta di trovarla bella o seducente, al contrario di ogni altro uomo sembrava non subire il suo fascino. Ciò che le era chiaro era che a lui piaceva far sesso con lei e dopo quel biglietto era chiaro che farlo virtualmente non gli bastava più…
Eva con lunghe falcate raggiunse la doccia e fece scorrere l’acqua che le scivolò sul corpo contratto dalla tensione, radunò i pensieri, tentò di collocare le sensazioni poi le sue mani disegnarono, accarezzandole, le curve dei seni, pieni e sodi, lambendo la pancia piatta, il pircing tintinnò impercettibilmente,  Eva sbuffando rumorosamente si destò controvoglia dal limbo nel quale veniva trascinata ogni volta che ripercorreva con la mente le loro notti.
Si depilò accuratamente, sapeva che lui avrebbe gradito...
Cospargendo di crema alla vaniglia la pelle fresca indugiò a lungo sulle cosce risalendone piano l’interno, seduta sul bordo della vasca da bagno allargò le cosce massaggiando l’inguine, chiuse gli occhi e con le immagini dell’ultima notte passata con Marco si masturbò lentamente raggiungendo però l’orgasmo con rapidità ed intensità inedita nei suoi soliloqui…
Si rinfilò rapida sotto la doccia, era tardi e mancavano molti altri dettagli, non aveva intenzione di trascurarne nessuno ma la voglia era salita cogliendola impreparata e gustava già se e come raccontare a Marco come il solo ricordo l’avesse travolta…
Si ricompose. 
Quella mattina il nostro osservatore attento avrebbe potuto vedere  una donna che dissimulava con i movimenti rapidi e misurati una strana nevrosi dei sensi che con il passare delle ore si acuivano ridondanti.
Era fasciata in una tuta in jeans aderente, aveva dei tacchi vertiginosi, si sistemava il trucco che sarebbe sembrato inesistente non fosse stato per la matita e il mascara nero che mettevano in risalto gli occhi felini.
Si sistemò lo chignon, spruzzò J’adore nell'incavo tra i seni e sul collo, prese le ultime cose che buttò nella borsa, vi infilò il portatile e la mise a tracolla. A questo punto l'osservatore attento avrebbe notato quanto le nocche della mano, che Eva serrò sulla maniglia del trolley, fossero bianche, avrebbe notato l'esitazione prima di chiudere la porta e quella prima di ingranare la marcia, avrebbe notato che la musica a volume quasi intollerabile doveva solo costringerla a non pensare..
Marco era in aeroporto, il suo volo era appena atterrato, ritirò il bagaglio pronto ad incamminarsi verso il parcheggio dei taxi e fece scivolare la mano sulla tasca della giacca, sentì che la piccola scatola era fedelmente al suo posto. Prese il primo taxi che trovò libero diretto all'hotel.
Eva aveva parcheggiato davanti all'imponente costruzione dell'albergo,  controllando l'ora ogni manciata di secondi aveva costretto il tempo a camminare in modo insolitamente lento.. Poi alle 17:45 aveva poggiato i documenti sul tavolo della reception e dopo le pratiche burocratiche si era ritrovata alla porta della sua camera scortata da un solerte cameriere dei piani  e dal facchino.
Trovò il biglietto di Marco in modo del tutto casuale mentre incerta osservava ogni cosa attorno a se, mettendone a fuoco dettagli e particolari.
" Ero certo che saresti venuta. Il mio ritardo é imperdonabile, non sono un gentleman, come ben sai, ma saprò farmi perdonare .. ti aspetto alle 20:00 al ristorante dell'hotel"
Eva contenne a stento la rabbia che le mordeva le carni dall'interno. Era un nuovo gioco di Marco, ne era certa.
Ciò che invece la sorprese fu la scatola che lui le fece recapitare.....


Cosa celerà la scatola fattale recapitare da Marco...la seconda parte 
mercoledì 20 Marzo