Siamo italiani e se non ci fosse chiaro siamo la generazione dell'indolenza, del non avere, del troppo volere.
Queste sono le etichette che ci sono state affibbiate, questa la presentazione pre-curriculum che il nostro stato fa di noi.
Ed in parte la colpa di ciò è nostra, noi ci siamo lasciati etichettare, noi lo permettiamo ogni giorno e nessun mea culpa sarà mai abbastanza incisivo per discolpare cotanta macchia.

Siamo giovani o meglio ci sentiamo giovani, la pretesa é dottrina insita nel DNA.
La borsa firmata fa cool, le scarpe giuste sono un'esigenza primaria, il jeans uno status symbol. Esigenze, indispensabili. Ci trinceriamo dietro scuse astruse per averle, pretendiamo.
Ed in parte ciò risponde a convinzioni di società così tanto radicate da sembrarci reali.
Da ragazzini se non si hanno i vestiti, le scarpe, il giubbotto, lo zaino giusti, non si entra a far parte di nessun gruppo, al massimo si è il sempliciotto, lo sfigato di turno.
Così continua ad essere da adolescenti e si vedono greggi di liceali con la kefiah , branchi di ragazzotti con la le stesse identiche Nike, All Stars, Adidas..
Eh si..perché la moda del gruppo cambia in funzione di esso e del luogo, della latitudine, del centralismo che l'X individuo si trova a vivere.
Quindi se si vuol far parte del tanto agognato gruppo bisogna essere giusti per esso, se non si è pronti al ”greggiaggio” non conviene disperare, l’etichetta ce la mettono su istantaneamente lo stesso!
E voi penserete che questo vale solo per i ragazzetti, per adolescenti poco convinti e svogliati, indolenti appunto, ma no, nella società italica vale anche se hai 40 anni e non convieni con la logica morale del buon gusto… tanto che abbiamo chi in tv ci dice che non possiamo mica metterci una gonna troppo corta alle 4 del pomeriggio, ne le open toe con i collant scuri alle nozze della cugina del nipote del cognato, il bianco? Mai in total look che se no fa gelataio!
Dobbiamo tutti conformarci, uniformarci, se lo facciamo a 16 anni siamo da gregge, se non lo facciamo a 35 siamo anticonformisti..
Ed io continuo dopo questo escursus a chiedermi perché non possiamo semplicemente essere noi stessi, perche dobbiamo essere etichettati, o siamo pecore, o ammutinati, o sbandati o troppo giusti ma mai noi stessi, mai riconosciuti per le persone che siamo.
E questo vale ad ogni età, vale, in maniera diversa, questo è certo, ma per ogni condizione sociale, educazione ricevuta, persone frequentate.
Per carattere detesto essere incasellata, detesto, dovere a forza, far porte di qualcosa e detesto chi si riempe la bocca di critiche per il semplice fatto che è molto più semplice parlare a vanvera che far valere la propria idea a costo di qualsivoglia conseguenza.
Perché siamo tanto ammaestrati da dover assoggettarci a qualunque codice che ci viene impartito ed imposto?
No, io sono io, la mia personalità è frutto di milioni di cose avvenute e pagare o fruite sulla mia pelle e sul mio sangue, di sorrisi e lacrime, di esaltazione, gioia, dolori, infelicità, destabilizzazione, disgusto, noia, vittorie, amori, delusioni..
Tutto questo significa :avere personalità. Il difficile sta nel saperla mantenere inalterata, sapendo, al bisogno o nell’esigenza, mutarne alcuni aspetti, quando essi ci appaiano troppo spocchiosi, sbagliati, lesivi della personalità altrui.
Siamo essere umani, imperfetti per antonomasia, ma siamo unici e questo è indiscutibile, tentiamo di rimanere tali.
Rebecca.
E voi penserete che questo vale solo per i ragazzetti, per adolescenti poco convinti e svogliati, indolenti appunto, ma no, nella società italica vale anche se hai 40 anni e non convieni con la logica morale del buon gusto… tanto che abbiamo chi in tv ci dice che non possiamo mica metterci una gonna troppo corta alle 4 del pomeriggio, ne le open toe con i collant scuri alle nozze della cugina del nipote del cognato, il bianco? Mai in total look che se no fa gelataio!
Dobbiamo tutti conformarci, uniformarci, se lo facciamo a 16 anni siamo da gregge, se non lo facciamo a 35 siamo anticonformisti..
Ed io continuo dopo questo escursus a chiedermi perché non possiamo semplicemente essere noi stessi, perche dobbiamo essere etichettati, o siamo pecore, o ammutinati, o sbandati o troppo giusti ma mai noi stessi, mai riconosciuti per le persone che siamo.
E questo vale ad ogni età, vale, in maniera diversa, questo è certo, ma per ogni condizione sociale, educazione ricevuta, persone frequentate.
Per carattere detesto essere incasellata, detesto, dovere a forza, far porte di qualcosa e detesto chi si riempe la bocca di critiche per il semplice fatto che è molto più semplice parlare a vanvera che far valere la propria idea a costo di qualsivoglia conseguenza.
Perché siamo tanto ammaestrati da dover assoggettarci a qualunque codice che ci viene impartito ed imposto?
No, io sono io, la mia personalità è frutto di milioni di cose avvenute e pagare o fruite sulla mia pelle e sul mio sangue, di sorrisi e lacrime, di esaltazione, gioia, dolori, infelicità, destabilizzazione, disgusto, noia, vittorie, amori, delusioni..
Tutto questo significa :avere personalità. Il difficile sta nel saperla mantenere inalterata, sapendo, al bisogno o nell’esigenza, mutarne alcuni aspetti, quando essi ci appaiano troppo spocchiosi, sbagliati, lesivi della personalità altrui.
Siamo essere umani, imperfetti per antonomasia, ma siamo unici e questo è indiscutibile, tentiamo di rimanere tali.
Rebecca.