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lunedì 18 febbraio 2013


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Lord Horn sbatté le palpebre un paio di volte come quando uno si sveglia da un sogno ad occhi aperti. 
- … Stavamo dicendo? 
Riprese l’uomo come un disco che fosse stato interrotto. Non finì la frase perché lo stupore, ma soprattutto la paura, lo zittirono di colpo. L’amico lo guardò preoccupato dal suo improvviso pallore e dal suo tremore incontrollato 
- Henry stai bene? 
Lord Horn lo indicò con mano tremante balbettando parole senza senso. 
- Per l’amor del cielo!! .. Cosa hai? .. Cosa ti succede? 
Urlò Rupert afferrandolo per le spalle. L’amico cercò di svincolarsi dalla stretta indicandogli lo specchio appeso alla parete alle sue spalle. 
- Il … Il tuo volto – riuscì a sillabare con un filo di voce. 
Rupert si voltò di scatto e con due falcate si diresse verso lo specchio. Si guardò e solo per miracolo non svenne. L’immagine che gli rimandava la superficie liscia ed infida dello specchio era la sua ma con almeno trent'anni di meno. Lo shock fu tremendo. Rupert si portò le mani al volto con l’intenzione di togliersi dalla faccia quella che lui credeva essere un’assurda maschera. Ottenne solo di farsi male, mentre l’amico lo guardava ammutolito. 
Il suo cervello si rifiutava di collaborare, ma soprattutto di dargli una spiegazione logica a quella visione così surreale. Fissava sé stesso trent’anni prima con lo stesso orrore con cui avrebbe fissato un mostro. L’ingresso di un cameriere sbloccò quella situazione. Tenendosi un braccio davanti alla faccia schizzò fuori dallo studio quasi travolgendo lo stupefatto servitore. Arrivò nel cortile come un pazzo furioso, spintonò l’autista, che stava parlando con il giardiniere, e s’infilò nella Rolls. Nel tempo che l’autista si riprese da quell’improvvisa apparizione lui aveva già messo in moto ed era partito con gran stridio di gomme, sollevando una nuvola di polvere e di ghiaino. Tutti rimasero straniti a guardare l’auto che si allontanava a folle velocità. Lord Horn arrivò accompagnato da un cameriere e guardando la Rolls varcare i cancelli della villa si fece il segno della croce mormorando qualcosa. La voce dell’autista lo fece tremare ancora di più. 
- Non capisco .. Lord Winston non ha mai saputo guidare .. Perché era Lord Winston vero? 
Tutti lo guardarono ma nessuno fiatò. Le sue parole rimasero sospese nell’aria, diventata all’improvviso soffocante, come un brutto epitaffio. 
Rupert guidava senza quasi rendersene conto, andava così forte su quella strada di campagna, fuggendo da quella immagine raccapricciante che in cuor suo sperava fosse rimasta incollata allo specchio. Prese una curva sbandando pericolosamente, ma dopo poche centinaia di metri dovette inchiodare. La Rolls s’intraversò di lato andando a fermarsi a pochi centimetri dalla testa di una donna riversa sulla strada. Rupert rimase per alcuni secondi con la fronte appoggiata sul volante, poi scese in preda ad una agitazione indescrivibile. Si avvicinò al corpo e si chinò per sentirle la vena del collo, non trovò alcun battito. Spaventato a morte voltò il corpo a faccia in su . il volto della giovane donna era bellissimo, lievemente escoriato era di un staticità scultorea, l’abito di un rosso cupo era a brandelli ed i lunghi capelli biondi erano sparsi sul selciato come tentacoli di una piovra. Rupert rimase a bocca aperta per lo stupore e fu in quel momento che un denso fumo nero uscì dalla bocca della donna per insinuarsi nella sua. Lentamente lei aprì gli occhi e quando li spalancò del tutto le sue iridi, nere come il carbone, lo trafissero come una coltellata. Si piegò su sé stesso rimanendo senza fiato per un attimo, poi lentamente si tirò su con una luce nuova negli occhi. Adesso erano freddi e sfuggenti come il ghiaccio. La giovane donna si mise a sedere e gli porse la mano, lui l’aiutò ad alzarsi e le tenne aperto lo sportello. La scena si svolse nel più assoluto silenzio, anche la natura attorno si era zittita spaventata da ciò a cui stava assistendo. La Rolls ripartì senza fretta. Nell’abitacolo nessuno parlava. La fanciulla lo guardava estatica, rapita dal suo nuovo volto, dal suo corpo snello e scattante e da quegli occhi freddi che sembravano voler perforare la strada. Arrivarono alla villa di Lord Winston. Rupert scese e le aprì lo sportello aiutandola a scendere. Il maggiordomo era sulla soglia, ma appena vide quel volto familiare ma straniero si pietrificò. Rupert non lo degnò di uno sguardo ed entrò tenendo la compagna per mano. Edward gli corse dietro piuttosto scosso. 
- Lei chi è? … Cosa ci faceva sull’auto di Sir Rupert? Dov’è milord? .. E questa signora chi è? 
Rupert si voltò e lo guardò annoiato trapassandolo con il gelo del suo sguardo 
- Io sono il tuo Signore stolto .. E lei è la mia Signora – disse con voce profonda e sensuale 
Il maggiordomo impallidì 
- Mi stai infastidendo .. Prepara la camera della Signora se non vuoi che ti punisca!! 
Le gambe del povero maggiordomo si mossero senza che lui lo volesse realmente, e prima che se ne rendesse conto stava salendo le scale per andare al piano superiore dove c’erano le camere da letto. 
Rupert condusse la fanciulla nello studio e solo con la forza dello sguardo fece ruotare la chiave chiudendo la porta. 
- Questo corpo è magnifico – esordì guardandosi le belle mani curate - Molto meglio di quello di quel vecchio rigattiere stupido e bigotto. 
Si avvicinò alla fanciulla che lo guardava con sviscerata adorazione. Le prese il volto tra le mani e le sue escoriazioni scomparvero, l’abito tornò come nuovo ed i suoi lunghi capelli si ricomposero il morbidi boccoli che le scendevano sulle spalle bianche e sensuali. 
- Veronica! … - disse guardandola negli occhi - .. Sei un angelo!! 
Dopodiché scoppiò in una risata sorda e raccapricciante. Si voltò verso la scrivania e vide l’antico libro medievale. Si sedé ed iniziò a sfogliarlo, poi lo chiuse con decisione 
- Questo non ci serve più, dico bene Veronica? 
La fanciulla annuì avvicinandosi al tavolo, prese il libro dalle mani di Rupert e lo aprì alla pagina dove il suo nome appariva scritto a lettere di fuoco. Strappò la pagina e se la mise nello scollo. Rupert rise. 
- Sei vanitosa, piccola strega, ma è uno dei peccati che apprezzo di più assieme alla lussuria. 
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Riprese il volume e tenendolo con ambo le mani iniziò a stringerlo. Lente spire di fumo si alzarono dalle dita che divennero ben presto incandescenti. Piano, piano il libro cominciò a bruciare e nel giro di pochi secondi non rimase che cenere. Sul volto di Veronica un sorriso compiaciuto. Si portò le mani al petto e si avvicinò alla portafinestra. Il sole stava ormai cedendo le armi al crepuscolo, i colori del cielo erano inquietanti, straziavano il cielo come violente coltellate. Tutto il parco della villa sembrava incendiato, la bassa luce del tramonto inondò la sala e Veronica. Tra le lunghe ombre dei mobili proiettate sul pavimento la sua non c’era. 
La cena fu servita in un vero clima di terrore che sembrava divertire moltissimo il nuovo padrone e la sua signora. Il povero Edward sembrava una marionetta comandata da fili invisibili ed il resto della servitù si affrettava ad ubbidire per non fare la sua stessa fine. Tutte le tende erano state tirate, la luce elettrica era stata sostituita da quella di diversi candelabri riesumanti per l’occasione, l’atmosfera era lugubre ed opprimente. 
- Questa è la mia festa, il mio ritorno. Adesso che il sigillo è stato spezzato non sarò più prigioniero. Anche questo fantastico mondo di peccatori sarà mio!!! .. Non è magnifico mia piccola Veronica? 
Lei annuì sorridendo fatale. 
- Presto avrò un corpo immortale … Potrò esercitare il mio potere malefico su tutto e su tutti, ho te Veronica, il mio ponte verso questo mondo pieno di stupende miserie e di malvagio egoismo. Un vero giardino delle delizie!!! – rise in modo raccapricciante e guardò la fanciulla con sguardo penetrante - .. lo so cosa stai pensando mia piccola strega … Ti stai chiedendo perché ti ho tolto l’uso della parola. 
Si alzò e con un gesto ordinò all’atterrita ed impotente servitù di andarsene. Una volta rimasti soli si avvicinò alla fanciulla. 
- Una semplice precauzione, mia cara. Senza voce non potrai ordire nulla ai miei danni in questa delicata fase di transizione. Niente voce, niente formule, niente invocazioni, nessuno tipo di sortilegio .. – le sfiorò la scollatura dell’abito - .. Senza verbo anche quel foglio che tieni nello scollo, sarà inutile … Le donne ne sanno una più del diavolo .. In tutti questi secoli di prigionia ho imparato la lezione. 
Veronica portò la mano al seno come se qualcosa l’avesse colpita, lo guardò con occhi fiammeggianti. 
- Non fare l’indignata … Con me non puoi fingere. Sei una mia creatura e quindi ti conosco .. – si bloccò sfiorandole una guancia - .. Ti conosco e mi piaci, sei così indegna, uccideresti chi ti ha dato la vita .. Sei il mio sogno più esaltante. 
La sua voce si fece bassa e lontana come un eco. Afferrò la fanciulla per le braccia e si piegò su di lei avvicinando il volto al suo. La trascinò a terra e lei sentì la voce premere dentro la sua bocca senza poter uscire, le sue urla mute soddisfecero l’ego del suo padrone. La stanza si riempì di fiamme altissime, mentre fuori la luna piena sembrava guardare dalle finestre quello spettacolo demoniaco pallida e spaventata dal potere malvagio che entro breve sarebbe dilagato sulla terra. 
La residenza di Lord Winston era diventata una prigione. Una forza soprannaturale costringeva tutta la servitù a rimanere nella villa ed a servire il nuovo padrone. Anche gli animali della tenuta erano spaventati e stavano lontani dalla villa nascosti nei recessi del grande parco. I cani da guardia erano così irrequieti che una mattina il guardiacaccia li trovò nel cortile con la gola sbranata. Si erano azzannati a vicenda. Al pari degli animali, anche Veronica si aggirava irrequieta per le stanze della villa, sembrava alla ricerca di qualcosa. Solo Rupert era tranquillo. Il giorno non usciva mai, la luce del sole lo feriva, solo la notte si concedeva qualche uscita, ma per lo più se ne stava nella sua stanza o nello studio. Tutta la casa era comunque impregnata della sua presenza come un odore sgradevole che inevitabilmente si spande in ogni anfratto. La servitù temeva anche Veronica. Essa ordinava e puniva in modo crudele, sopperendo alle parole con gli atti, molte volte si divertiva ad entrare nei loro sogni trasformandoli in incubi orribili, così reali da portare quasi alla follia. Rupert si esaltava ogni giorno di più. La fase di transizione stava volgendo al termine e lui si sentiva ogni giorno più forte, pronto a conquistare il mondo degli uomini. Arrivò così il giorno in cui poté uscire fuori in pieno giorno. Si fece accompagnare da Veronica in una passeggiata a cavallo per la tenuta. Veronica gli cavalcava al fianco estatica, era così bello con i capelli al vento ed i suoi profondi occhi resi brillanti dal riverbero del sole. Rupert respirava a pieni polmoni l’aria frizzante del mattino, sentiva quel corpo, ormai quasi del tutto immortale, appartenergli sempre più. Era vivo e padrone della sua forma umana, una sensazione inebriante. Impennò il cavallo e partì al galoppo, Veronica gli fu dietro. Si fermarono dopo una lunga galoppata e lui la guardò con occhi cattivi. 
- Sono vivo!! … Finalmente posso iniziare ad agire, niente e nessuno potrà più fermarmi!! .. Nemmeno tu mia bella ed infida strega! .. Nemmeno tu!! 
Veronica sorrise e si strinse nelle spalle come a significare che lei a quelle cose nemmeno ci pensava. 
- Sei una bugiarda … Come tutte le mie creature .. Una volta ottenuta la libertà ti saresti sbarazzata di me, ma io sono più furbo Veronica .. Tu mi appartieni in ogni fibra!! 
Così dicendo serrò il pugno con violenza e lei cadde da cavallo, cominciando a contorcersi per terra come in preda a spasmi mortali. Rupert serrò il pugno fino a farsi diventare le nocche bianche e dalla sua bocca muta urli silenziosi sembrarono lacerare l’aria. Lentamente riaprì la mano ed i suoi spasmi cessarono fino a che non rimase immobile sul prato, come morta. Rupert spronò il cavallo ed al galoppo tornò verso la villa. Passarono alcuni minuti e Veronica riaprì gli occhi. Con dolore e fatica si mise seduta, il nero delle sue iridi era dilagato in tutto l’occhio rendendoli bui e profondi come la notte. Si levitò da terra. Il cavallo nitrì spaventato e fuggì via. Un fumo scuro e denso si alzò da terra avvolgendola, quando si diradò al posto di Veronica c’era una grossa e bellissima pantera nera. Il felino scattò senza indugio verso la villa. In quel momento il vento portò il lieve rumore dei rintocchi delle campane della torre del vicino paese. 
Era mezzogiorno. La tavola era apparecchiata per il pranzo. Rupert si sedé con aria soddisfatta ed i camerieri iniziarono a servirgli le portate, nessuno parve fare caso alla mancanza di Veronica. All’improvviso la grossa pantera irruppe nella sala frantumando i vetri di una delle portafinestra che davano sul giardino. La servitù fuggì in preda al panico. Rupert si alzò lentamente con un ghigno diabolico sulla faccia. 
- Veronica … - disse ridendo. 
Non finì la frase perché l’animale, con un balzo rapidissimo, gli saltò alla gola addentandogliela. Rupert urlò mentre un copioso fiotto di sangue nero spruzzò il muso della bestia. Caddero entrambi a terra. Gli occhi di Rupert divennero rossi, spalancò la bocca lanciando fiamme verdastre. L’animale si allontanò ringhiando ferocemente e limitandosi a girargli attorno. Rupert si portò una mano alla gola squarciata e lentamente la ferita si rimarginò senza lasciare alcuna traccia. Puntò il braccio sulla pantera e strinse il pugno ancora una volta. La belva cadde di fianco ringhiando spaventosamente, si contorse per alcuni attimi, poi al suo posto comparve Veronica. Rupert riaprì il pugno. 
- Sei una stupida!! – disse con ancora gli occhi fiammeggianti e con un voce profonda e lontana che metteva i brividi - … Quando capirai che contro il Principe tu non puoi nulla?! Né tu né nessun altro!! 
Si voltò ed uscì dalla stanza lasciandola a terra priva di sensi. 
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Quando Veronica si svegliò era già notte alta. Era sola. Si alzo lentamente, apri le mani volgendo i palmi in alto e vi guardò. Rupert stava dormendo di un sonno agitato, completamente bagnato di sudore. Sorrise ed annusò l’aria, soddisfatta constatando che la sua presenza era limitata alla sola stanza da letto. Con passo leggero si diresse allo studio e vi si chiuse dentro. Liberò la scrivania da ogni cosa poi dallo scollo dell’abito estrasse la pagina del libro che era riuscita a salvare. La stese sul ripiano e iniziò a guardarla intensamente. Flebili spire di fumo si levarono dal foglio ed il nome di lei divenne nuovamente incandescente. I suoi occhi divennero completamente neri, come era già successo nel parco, spalancò la bocca ed al posto dei denti apparvero le zanne della pantera ancora intrise del sangue di Rupert. Iniziò a ringhiare piano, poi sempre più forte fino a che il sangue, ormai tornato liquido, cominciò a colare sopra il suo nome. Le macchie dense e nere scivolavano dalle zanne con esasperante lentezza. Fremiti convulsi la scossero, l’abito prese fuoco così come i capelli. Un sibilo acuto invase la stanza era lo sfrigolio del fuoco che racchiudeva le urla di Veronica che si liberarono scuotendo l’aria. La luce della luna tremava al di là dei vetri, troppo debole per illuminare la scena. Presto l’intero foglio fu intriso dal sangue. Le fiamme cessarono e Veronica apparve come la prima volta, il volto scorticato, l’abito ed i capelli bruciati. La magia di Rupert era stata spezzata, su di lei non aveva alcun potere. Un vento fortissimo spazzò l’intera stanza ma lei non si mosse. Intinse l’indice nel sangue e su un foglio bianco scrisse il nome della Bestia, la casa tremò fin dalle fondamenta. Lo intinse di nuovo e questa volta scrisse la formula per invocare il demonio, ma la scrisse al contrario, da destra verso sinistra, con tutte le lettere rovesciate come se avesse dovuta leggerla allo specchio. Rupert si svegliò di colpo, sudava sangue. Senza potersi opporre il suo corpo lasciò il letto ed uscì dalla stanza diretto verso lo studio. Attraversò la porta senza aprirla e si fermò davanti a Veronica che con le fauci spalancate, gli occhi neri ed i capelli ondeggianti sulla testa come tentacoli teneva entrambe le mani sul foglio intriso di sangue. Cercò di reagire, ma il sangue che perdeva portava con se le sue forze. Strinse il pugno ma non successe nulla. Lentamente Veronica alzò il foglio verso di lui e le parole scritte sopra iniziarono a muoversi minacciose costringendolo a cadere in ginocchio. Gridò, facendo esplodere tutti i vetri della casa. Il foglio incombeva su di lui, il suo corpo iniziò a deformarsi come se fosse stato fatto di cera sciolta. La voce uscì dalla sua bocca senza che lui lo volesse iniziando a dire frasi sconnesse e senza senso, stava cercando di resistere, ma alla fine fu costretto a cedere ed a leggere la formula, così come era scritta, alla rovescia. Una fiammata verdastra divampò dal corpo ormai irriconoscibile di Rupert, contorcendosi rabbiosamente. Tra quelle fiamme Veronica riconobbe il suo signore e padrone, la voce che ne scaturì fu spaventosa. 
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- Maledetta!! .. Hai usato il mio sangue e la mia voce perché mi evocassi nella seconda notte di luna piena della mia transizione!! .. Tu lo sapevi!! .. Sapevi il mio segreto … Tu!!! 
La voce si spense lentamente fino a diventare un sussurro, lieve come il vento. Il fumo verde scomparve risucchiato dal pavimento con vorace velocità e le pareti della stanza tremarono stringendosi ed allargandosi come un torace che respirasse piano. Steso a terra il corpo di Rupert stava riacquistando il suo aspetto originale, stava tornando ad essere quello di Lord Rupert Winston colonnello della Regia Marina Britannica in pensione. 
Veronica cadde a terra esausta. Il suo respiro si fece regolare e lentamente si alzò e si accostò al corpo privo di sensi del lord. Si guardò attorno. La luce della luna sembrava essersi fatta di nuovo coraggio ed era entrata nella stanza illuminandola con la sua luce spettrale e pallida. Veronica volteggiò su sé stessa con lo sguardo esaltato ed un sorriso vittorioso sul volto. Veronica, portatrice di vittoria, il suo destino era scritto nel suo nome. Aveva vinto, era libera, aveva di nuovo un corpo senza però avere un padrone, avrebbe potuto fare ciò che voleva. Ballava euforica, ma all’improvviso le sue gambe si bloccarono e lentamente, ma inesorabilmente, il suo corpo iniziò a tramutarsi in porcellana. Si guardò attorno disperata cercando di aggrapparsi ai mobili, come per evitare di venire risucchiata di nuovo dentro la maledizione che l’aveva resa prigioniera per tutti quei secoli. Rivolse gli occhi al cielo, avrebbe voluto urlare tutta la sua rabbia, ma il suo urlo rimase muto ed inascoltato. Si ritrovò immobile e piccola seduta a terra accanto al corpo di Sir Rupert. I suoi occhi neri come la pece saettavano ardenti di rabbia da una parte all’altra e così avrebbero fatto per l’eternità, per la gioia ed il divertimento di ogni collezionista che l’avesse avuta nella sua collezione di bambole d’epoca. Nessuno avrebbe più potuto ridarle la vita, il portale d’accesso era stato chiuso per sempre e gli equilibri ristabiliti. Nella sua folle corsa verso la libertà non aveva tenuto conto che annullando il potere del suo padrone anche il sortilegio che l’aveva riportata in vita sarebbe stato annullato. Forse le donne ne sanno una più del diavolo, ma anche lui non scherza. 
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Il sole del mattino inondò la villa purificando tutto con il suo calore vitale. Sir Rupert si svegliò nel suo letto fresco e riposato, ignaro della tragedia che si era consumata nella sua villa e nel suo corpo. Si alzò e la prima cosa che fece fu di andare a guardare la sua bellissima bambola di porcellana. Bloccò il meccanismo, non voleva certo che quel piccolo capolavoro si rompesse, con tutto quello che l’aveva pagato. Non immaginava certo che il prezzo di quella bambola sarebbe stato altissimo, e l’avrebbero dovuto pagare tutti gli esseri umani. 

FINE




3 commenti:

  1. Wow, un solo lungo respiro... l'unico singhiozzo dovuto al terrore che ci fosse solo la prima parte... mi hai avvolto, come Veronica, nelle spire del racconto, grazie mia cara

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  2. Grazie Tesoro!!! ... e hai rischiato davvero che ci fosse solo la prima parte .. Ihihihihi!! .. Ho fatto un tale macello per pubblicarlo tutto .... Pareva le comiche ... Pubblica e togli, poi toglie pubblica ... Uff!!! .. Però alla fine ce l'ho fatta ... sembrava proprio che il diavolo ci avesse messo lo zampino!!!

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  3. concordo con francy....anche io all'inizio pensavo di dover aspettare di leggere la seconda parte ma poi sotto ho visto...che dire silvia riesci sempre a farmi leggere le tue storie in apnea, ma questa volta con un pò di ansia devo ammetterlo...ci saranno incubi notturni???...ma almeno sognerò qualcosa, grazie ♥

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