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mercoledì 6 marzo 2013

AL DI LA' DEL SOGNO ......




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Plic, plic  un rumore fastidioso e costante. Gocce che cadono, nel silenzio ovattato della stanza quasi un suono assordante. Sogno o realtà? Sono nel limbo, non discerno. C’è qualcosa di pernicioso che m’inchioda sul letto. Vorrei alzarmi, muovermi ma è come se braccia vischiose mi trattenessero. Come se avessi la febbre, la testa pesante, il respiro affannato. Sento che potrei rimanere lì per sempre. Il corpo è debole, non reagisce. Ascolto. 
Non ci sono rumori, almeno non eclatanti, solo quel gocciolio fastidioso. Devo alzarmi e farlo smettere. Poi arriva un profumo, è portato dal vento. La finestra è aperta? Mi sembra di vedere le tende svolazzare, un profumo fragrante di gelsomino. Mi piace il gelsomino, adoro le spalliere profumate che si trovano per strada a nascondere giardini. E’ primavera eppure sento freddo, che strano, non dovrei, sono a letto sotto le coperte. Ancora profumi, strani, contrastanti. C’è qualcosa che appesta l’aria.
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Maledetto sogno, perché non mi fai svegliare? Sento le gambe pesanti, cerco di muoverle e cado. Cado all’infinito come se sotto di me si fosse aperta una voragine. Da bambina mi capitava spesso di svegliarmi di notte affannata, spaventata dalla caduta nel vuoto e di ritrovarmi legata dalle coperte, in posizioni scomposte. La stessa sensazione terribile, solo che adesso la caduta sembra non voler finire più, non mi sveglio, allora forse non dormo. Sogno o realtà? 
La stanza sembra avere una prospettiva diversa, la luce è rarefatta, le immagini sfuocate. Sono dentro una palla di vetro e qualcuno mi sta guardando? A breve la rovescerà ed io cadrò di nuovo. 
Plic, plic ancora quelle maledette gocce, le sento come se scivolassero fuori dal mio corpo dalla mia testa. Una tortura. Sento dei rumori ovattati. Passi? Chi c’è? Una volta ho sognato che qualcuno camminava nella mia camera e si sedeva sul letto. Ho visto il suo volto ho sentito le coperte tirarsi. Sogno o realtà? Era così reale, ho avuto così tanta paura, incontrollata. Panico, ho scoperto cosa fosse il panico. Un pianto dirotto, singhiozzi come fucilate. Adesso provo paura? Non lo so, sono confusa. Un respiro, è il mio? Ancora il gelsomino. Ho bei ricordi legati al gelsomino. Ricordi di bambina, di corse nel sole, di giochi in giardino, di passeggiate per la mano. Adesso però il suo profumo ha qualcosa di strano, di duro di ferroso. Non è gentile, sembra quasi minaccioso.
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Devo alzarmi, ma mi sento stanca, pesante. Nella testa un ronzio. Penso. Sono tanti i pensieri che affollano la mia mente. Vanno avanti ed indietro come un treno impazzito, il treno della memoria. Si soprammettono, si accavallano, come bambini capricciosi che corrono spintonandosi per arrivare primi. Non dò la precedenza a nessuno. Come Ofelia galleggio, nel fiume della memoria e lascio che vengano a me con la loro storia. Non sono tutti ricordi miei, alcuni sono presi in prestito, ma così familiari da essere parte di me. Il profumo del gelsomino li avvolge come una fragranza amata, come il profumo di una persona cara che persiste nella memoria che spesso è olfattiva. Ho ricordi che profumano, sono quelli che emozionano di più. 
Fruscii sconosciuti mi circondano, la tenda si solleva, si gonfia come una vela, la guardo e non capisco perché mi spaventi. Plic, plic suono monotono e martellante, mi sfibra, mi snerva, mi fa impazzire. Vorrei urlare, ma qualcosa m’impedisce di farlo. Ogni mia funzione è inibita, come un computer rotto che non vuole funzionare. Nessun suono esce dal mio corpo, nessun movimento. Respiro? Forse. Sicuramente ascolto, annuso, vedo ma tutto in modo strano, come se fossi un essere soprannaturale, che ha i sensi sviluppati oltre l’umana comprensione. Vedo fuori e dentro di me, e quello che vedo non mi piace. Ci sono ombre, tante. 
Rammarico, delusione, rabbia. Il lago delle occasioni perse, un lago immenso e pericoloso, con sponde viscide e scivolose ed un fondale di melma che ti agguanta e ti tira giù. Non mi piace, eppure lo guardo affascinata. Tutto quello che avrei voluto e che non ho potuto. La nave del rimpianto lo solca e mi sorride il suo nocchiere. Plic, plic forse le gocce alimentano quel lago scuro e denso, per questo non smettono di cadere. E’ troppo tardi per rimediare, una parte di me lo sà, è quella vigile o quella che dorme? 
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Un dolore smanioso mi pervade, sento freddo adesso, più di prima. L’energia defluisce dal mio corpo, forse è lei che forma quelle gocce incessanti ed ossessionati. Vaneggio? Di certo non sono in questa dimensione, sono proiettata in qualcosa che non comprendo e che mi spaventa, qualcosa al tempo stesso familiare e sconosciuto. Quella parte del nostro cervello che lavora senza che noi lo sappiamo e senza che possiamo beneficiare del suo prodigioso prodotto. 
Un bagliore mi colpisce, una lama di luce che entra nella stanza e che mi fa tremare. E’ da lì che tutto è iniziato, da quel bagliore. Adesso mi sembra di ricordare, forse. Un dolore acuto, lacerante. Un suono raccapricciante. Qualcosa che si tende e poi si strappa. Vorrei che fosse la tenda, ma non lo è, adesso sò che non lo è. Ancora quei passi, soffici, accennati, come se carezzassero una superficie invece che calpestarla, come in quel sogno.  
Ho sempre pensato che fosse più terribile vedere che immaginare, adesso non né sono più sicura. Cosa è successo? Lo immagino o lo vedo? I ricordi sono confusi. Vedo nitide le immagini remote e confuse quelle recenti. Dovrebbe essere il contrario, oppure è un nastro che si riavvolge e ripassa lento mostrandoti cose vecchie come nuove. Scene di un film che è tanto che non vedi e che adesso ricomincia lento con una nuova regia, ma con la stessa sceneggiatura e gli stessi attori. Mi viene da sorridere. Adesso capisco molte cose, forse troppe. Un gorgoglio mi distrae. Da dove viene? Il mio corpo gorgoglia o forse è una risata sommessa, raccapricciante. 
Voglio svegliarmi! Questo sogno non mi piace, chi ha deciso che devo sognarlo? Non io, forse il mio inconscio. Cosa nasconde? Cosa si cela sotto le pieghe della nostra anima? Orrori inconfessabili, cose che possiamo solo sussurrare di notte nel porto sicuro del nostro letto. Non ho mai avuto paura di sognare ma questa volta sì. Voglio smettere, voglio aprire gli occhi e spalancare la finestra per respirare il profumo di gelsomino. 
Plic, plic le gocce mi dicono che non posso, quando finalmente cesseranno di cadere anche il sogno cesserà, ma sarà tardi ormai. Sento le coperte tirarsi, qualcuno si è seduto sul letto. Panico. Forse è venuto per svegliarmi o forse è venuto per dirmi che è ora di dormire, per sempre. Di nuovo quel bagliore, un riflesso su una superficie infida e fredda. L’odore del gelsomino è scomparso sento solo un odore nauseante ed una sensazione di calore che sfugge, che fugge. Mi vedo riflessa su quella superficie così piccola ma infondo così grande. La vista è appannata ma non abbastanza per non vedere il mio volto con lo sguardo sbarrato. 
Plic, plic gocce del colore del cinabro scivolano da quella superficie e cadono perfette in una pozza che si perde da qualche parte che non posso vedere. Ne sento l’odore nauseante e adesso ne sento anche il sapore, ferroso, denso, vischioso. 
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La vita fugge scivolando sul profumo del gelsomino, portata via dal vento che gonfia le tende. Non sono sola nella stanza, adesso lo sò con certezza, lei è lì che mi guarda e scuote la testa. Non hai capito nulla, sembra dirmi con amorevole compassione, come una madre davanti al figlio imbranato. Ti sei persa tra sogno e realtà e non hai capito che la vita stava fuggendo. Si avvicina e mi tende la mano. Ecco adesso sono pronta per alzarmi, finalmente posso andare, finalmente le spire di quel letto mi lasciano libera, libera di viaggiare in un mondo dove sogno e realtà sono la stessa cosa, dove tutto è possibile, dove ieri è oggi, dove il domani non esiste. 
Plic, plic finalmente le gocce hanno smesso di cadere, finalmente la pace, finalmente posso smettere di pensare, i mie pensieri non fanno più rumore, prima ne facevamo molto, anche troppo. Al di là delle tende smosse dal vento vedo una luce che da sfuocata diventa sempre più nitida è la mia luce, non posso perderla, assolutamente. Il profumo del gelsomino si fa così intenso da stordire, non lo sentirò più, solo un attimo, il più intenso prima di sparire per sempre in quella luce. Silenzio. Prima di un passo importante c’è sempre silenzio. Come quando l’acrobata si appresta ad un triplo salto mortale ed il pubblico trattiene il respiro. Silenzio. Un dubbio mi assale, e se fosse soltanto un sogno ......................?


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6 commenti:

  1. davvero toccante! mi piace un sacco!

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  2. silvia, hai già esaudito il mio desiderio.. questo, volevo leggere...

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  3. lo sapevo mia cara, ormai ti conosco bene ... consideralo un mio piccolo regalo per te!!! ... per la tua sete di sensazioni ... di introspettiva .. di delirio!!!

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  4. ihihih è il delirio quello che io cerco? interessante tesi...

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  5. che dire, ogni volta c'è solo il rapimento della lettura... mi è piaciuto molto

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  6. Grazie Francy adoro sempre i tuoi commenti!!!

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