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lunedì 18 marzo 2013

... DEDICATO AD UN VECCHIO AMICO ....


CONFESSIONE EPISTOLARE DI UN FALCO DA STRADA
1° VERSETTO: ALLEGRO MA NON TROPPO

COSI’ MI RIDUSSI PER AMORE DI UN BEL VISO



Là, sul colle, sorge maestosa ad irridere i secoli la mia bella Siena. Città di leggende, fantasmi, epiche contrade e genti allegre. 
Come ogni senese son devoto alla dea del Fiume, la mitica Diana, per aver negli anni protetto questo borgo e per averlo preservato dallo sprofondare nel marciume della novella epoca ammantandolo di un’aurea fatata e misteriosa. Di tutte le contrade in cui è divisa Siena la Bella, io appartengo a quella più storica e mi vanto di esserne degno discepolo quando, per il venerato Palio, do fiato alle trombe per cantare la vittoria della Nobile Contrada Dell’Oca. Modesto sono, quando mi si dice che Siena è la città più bella, perché non lo sbandiero ma lascio sian gli altri a rendere noto l’evidente. 
Cittadino onesto e laborioso, se non studio lavoro, se non lavoro studio e se non faccio né l’uno né l’altro mi si può trovare in Piazza del Campo a bearmi della bella gioventù femminile che l’anima. E’ vero, lontano dalla piazza più bella del mondo non posso stare più a lungo di un giorno. Lì sono la mia vita ed il mio spirito, il fuoco stesso che mi anima. Se non di giorno, che è più difficile, sicuramente la sera essa mi appartiene con tutto ciò che ci sta dentro. Ahimè! Così come è la mia vita essa è anche la mia rovina ed è forse proprio per questo che ci sono così legato. 
Io non son bello, anche se la mamma me lo diceva sempre, lo riconosco, ma un certo fascino lo possiedo. Sarà il portamento, la battuta sempre pronta (sempre la stessa ), il mio modo di fare o forse le antiche pietre di questa mia Siena che mi sussurrano i sospiri di mille amanti dandomi l’estro giusto al momento sbagliato …………… Insomma, sarà quel che sarà, ma il mio istinto è  predatore e prima o poi una preda la caccio sempre. 
Avete ragione, non mi sono presentato, ma a volte tralascio questa semplice regola di buona educazione perché qui a Siena non ho bisogno di presentarmi; tutti mi conoscono. Son io, il solo, l’unico, l’intramontabile Falco da Strada. Per l’esattezza sarei il Falco da Piazza, ma tutti mi chiamano nell’altro modo e per me va bene così. Non starò ad annoiarvi con il racconto di tutte le mie imprese, perché in verità son davvero tante, basterà una per tutte, quella più importante, quella che più di ogni altra ha lasciato un segno indelebile nel mio cuore solitario ed inaccessibile. 
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Non ricordò più se era un giorno di festa od un semplice giorno feriale, ricordo comunque che la primavera aveva aperto le sue generose braccia lasciando cadere su Siena e dintorni un sole splendente ed un cielo così azzurro da fare invidia agli dei. Il profumo dei fiori dei balconi era così intenso che quasi stordiva ed ovunque si sentivano gli uccellini cantare e anch’io cantavo, rapito da quella giornata indescrivibile. Il mio cuore era palpitante e la mia anima leggera, sentivo che quella giornata sarebbe rimasta una pietra miliare nelle mie memorie. 
Oziavo, o forse aveva appena finito di studiare ed ero uscito per liberarmi la mente, fatto sta che le mie gambe, senza che glielo avessi ordinato, mi condussero in Piazza del Campo. La conchiglia era gremita di gente, molti turisti ma soprattutto molte turiste. Il mio sguardo spaziava all’infinito su tutto quel ben di Dio ma una fra tutte mi colpì. Il mio sguardo s’incatenò a quel bel faccino e non si mosse più. Mi ci volle un po’ per riprendere il controllo della mia persona ma alla fine vi riuscì e potei ammirare anche quello che c’era sotto a quel mirabile faccino. Era alta. Io non spicco per la mia altezza, ma questo non mi ha mai fermato. È notorio che le donne alte sono affascinate dagli uomini bassi, forse perché sanno che compensano con un altro tipo di centimetri. Intendiamoci non sono poi così basso, ma compenso parecchio. Chiedete in giro se non ci credete. Tornando al mirabile faccino, il mio sguardo scivolò sui suoi capelli serici, biondi e lunghissimi. La carnagione era appena ambrata e gli occhi .. Oh!! Signore!! Che occhi! Erano verdi ma di un verde indescrivibile, sembravano smeraldi o forse giada ed erano contornati da lunghe ciglia mielate che rendevano il suo sguardo velato ed irresistibile. Vestiva in modo semplice ma molto sexy, un paio di shorts bianchi ed una maglietta aderente color verde acqua che s’intonava magnificamente al colore degli occhi. Portava scarpe da ginnastica ed un grazioso zainetto multicolore e cosa più importante, girava con lo sguardo smarrito ed una piantina della città in mano. Con quegli occhi stupendi sembrava cercasse aiuto, qualcuno che potesse illustrarle le meraviglie della bella Siena. Chi meglio di me, meraviglia io stesso di questa città, potevo guidarla per i vicoli antichi e ombrosi di questo borgo secolare? 
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Mi accinsi alla manovra con molta cautela, non potevo permettermi di fallire, lasciando fuggire una così mirabile preda.  
Era là, accanto a Fonte Gaia, che con l’affusolata mano si schermava dal sole per poter ammirare la magnificenza della Torre del Mangia. Mi affiancai e togliendomi gli inseparabili “occhiali da battaglia” (gesto pieno di charme al quale una donna può difficilmente resistere) sfoderai il mio sorriso più accattivante. Lei continuava a guardare la Torre ed apparentemente sembrò non accorgersi di me. Continuai a sorriderle e le parlai in inglese (il mio intuito eccezionale mi diceva che era nordica, sicuramente tedesca). Fu allora che il suo sguardo si posò su di me mandandomi in visibilio. Simulai indifferenza a tanta beltà e continuai a parlarle decantando le bellezze della Piazza. Lei sorrise e fu come una stilettata al cuore. Aveva denti perfetti, come tante graziose perle luccicanti. Mi chiese se ero di Siena. Era fatta la preda era già caduta nella rete. Mi mostrai disponibile, ma con modesto entusiasmo, a farle da cicerone e lei accettò con radiosa innocenza. Ancora non lo sapevo ma sarebbe stato l’inizio del mio calvario. Avrei voluto subito portarla in qualche grazioso e tipico locale della mia contrada (tale Bagoghino covo di mille goliardiche avventure nonché preludio al mio colpo finale alle povere prede) ma lei insistette per voler salire sulla Torre del Mangia. Fu così che dovetti sorbirmi i quattrocento e passa scalini, mi vergogno ad ammetterlo ma con precisione non so quanti siano, nonché l’interminabile sequenza di fotografie che la mia superba preda scattava a raffica con la sua portentosa macchina nipponica. Era già mezzodì era logico, quindi, che ci fermassimo a mangiare. Ma lei tra un “sorry” pronunciato con disarmante innocenza ed un “wonderful” gridato con trascinante emozione, sfoderò dal suo magico zaino un panino lessato dal caldo ed una bottiglia di acqua minerale che di certo aveva la giusta temperatura per farci un thè. Spolverò uno scalino con noncuranza e vi piazzò a sedere il suo fantastico e tonico fondo schiena. Acquistai anche io uno di quei mostruosi panini da turisti (debita concessione che l’altera Siena ha dovuto fare alla inarrestabile macchina del turismo) e masticandolo con la stessa enfasi con cui avrei masticato un chewingum, pranzai. 
Io mi sprecavo ad illustrare torri e palazzi, vie e viuzze, a narrare gustosi aneddoti di vita senese, ad accennare a misteri ed antichi riti e lei, in una continua sequela di urletti isterici e serafici mi faceva coro. Era così compresa nella parte della turista che ad un certo punto mi venne il dubbio che non avesse capito niente di quello che le stavo dicendo. Fu allora che il mio cuore si riempì di gioia. Oltre che bella era anche completamente stupida. Oh! Mirabile connubio di fattori. Tutto ciò la rendeva ancora più attraente ai miei occhi. 
Tra un “beautiful” ed un “realy” la presi per mano e lei mi lasciò fare. Non c’era dubbio il mio collaudato fascino aveva di nuovo fatto centro. Non so come ma mi ritrovavo sempre con le mani al portafoglio. Prima il panino, poi il gelato, poi l’ingresso in quel museo, poi in quell’altro. Pagavo sempre io, anche per lei. Mi dissi che in fondo una bella scopata valeva bene qualche spesa. Non so chi lo disse prima di me, certo un grande, e forse parlava di città e di messe. Comunque il succo era lo stesso e non volevo stare ad indagare oltre. Fu una giornata veramente lunga ed estenuante, una delle battaglie più a lungo e duramente combattute, ma ero ormai certo che la vittoria mi avrebbe arriso. Verso sera, finalmente, accennò ad un lieve cedimento. “i’m tired” mi disse nel suo spigoluto, eppur così dolce, inglese teutonico. “i like pizza” aggiunse affogandomi nel verde dei suoi occhi. Avevo il modo d’incantarla ancora. La portai a mangiare una pizza favolosa dal miglior pizzaiolo napoletano che avesse l’onore di risiedere in Siena. La cena fu splendida, lei non faceva che guardarmi ed il suo sguardo valeva più di mille parole. Avrei anche azzardato qualche prodezza sotto al tavolo, ma non volli eccedere. Stavolta sarei stato all’altezza di professionisti del calibro di Casanova o Don Giovanni. Dopo la pizza a lume di candela le suggerì “Siena by night” e lei accettò con voluttà.
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Siena di notte è una mia specialità perché, abitando in centro, in un piccolo attico che da su piazza Dei Tolomei (un vero luogo di delizie) è inevitabile che inviti le mie vittime a vedere l’incantato panorama di Siena avvolta dalla luna ed è altrettanto inevitabile che le mie prede accettino con incontenibile gioia e, non lo nego, con una qual certa eccitazione. 
Quando fummo davanti al portone di casa lei esitò un attimo, tirò in ballo un’esile scusa, ma il mio collaudato sguardo da predatore/seduttore le fece cadere anche l’ultima remora e con una certa squisita pudicizia entrò definitivamente nella trappola. Non sto a descrivervi la mia tana, sarebbe troppo lungo spiegare tutte le sottili arti della seduzione che ho impiegato per arredarla, vi basterà sapere che al centro dell’ampio ingresso, che fa da crocevia a tutto l’appartamento, campeggia una mirabile copia di “Amore e Psiche” del Canova fatta da un mio amico scultore. Alla vista di tale meraviglia la mia bionda preda si lasciò sfuggire un grido, che fu quasi un rantolo di piacere, e si accasciò sul comodo divano a semicerchio che circonda un lato della statua. Era il momento del drink, ma un drink robusto, piuttosto alcolico, miscelato al punto giusto, affinché perdesse ogni inibizione, se mai ne avesse avute. Misi un disco del magico Sinatra e la sentì ansimare quando “The Voice” attaccò le prime note di “stranger in the night”. Abbassai le luci e mi sedetti al suo fianco offrendole la “bomba”. 
Mi persi nel suo profumo, decisamente asprigno poiché da quando l’avevo incontrata non aveva fatto altro che scendere, salire, camminare e cuocere sotto il primo sole rovente di primavera. Ad onore del vero nemmeno io profumavo di viole, ma quando c’è la passione su certe cose si può anche soprassedere, anzi …. 
L’abbracciai trasportato dall’atmosfera fortemente sensuale che si era creata tra noi, vidi la luna, le stelle e poi la notte ………………………………………. 
La notte durò a lungo e fu una notte molto dolorosa. La parte del mio corpo che più doleva era la testa e non solo faceva male ma aveva anche un bel bitorzolo. Mi svegliai riverso sul pavimento e mi duole dirlo, ancora tutto vestito. Lei non c’era più e con i suoi radiosi occhi verdi erano spariti: il mio portafoglio, i soldi che avevo in casa (non pochi in verità), tutti i soprammobili di valore, le posate d’argento, i gioielli e per finire le chiavi dell’auto con il relativo libretto di circolazione. E’ difficile arrendersi davanti all’evidenza, ma non volevo rendermi conto dell’accaduto. Ero incredulo, mi faceva male la testa ed avevo la vista appannata, ma non abbastanza da non riuscire a vedere un bel biglietto attaccato sulle ali di Amore. Sinceramente vorrei evitare di riportare quanto vi era scritto, ma ormai ho fatto trenta e posso fare trentuno. Con una bella grafia, molto elegante c’era scritto: 

Grazie per la splendida giornata, quando mi sono alzata non avrei mai 

Immaginato che sarebbe andata a finire così bene. Ero disperata 

Non credevo che anche per oggi avrei trovato un sedicente Casanova 

Da spennare. Ti bacio tanto e ti lascio con un po’ di rammarico. 

Bacchette come te ce ne sono davvero poche!!!! 

Ovviamente il tutto era scritto in perfetto italiano. Non aggiungo altro, oltre al danno anche la beffa. Me misero! Me meschino!! Una cosa a mia difesa, però, voglio dirla comunque, nonostante tutto sono quasi certo che lei fosse follemente innamorata di me!!! 
Lo so cosa state pensando: Il Falco perde le penne ma non il vizio!!!! E mai cosa fu più vera. 

2 commenti:

  1. ahahhaha il falco ha trovato qualcuno che si è fatto un boa con le sue piume...

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  2. sono incovenienti del mestiere!!! .... Ma ti assicuro che al di lè delle sue velleità seduttive picaresche era un tipo davvero simpatico e molto divertente!!! Ricordi di gioventù!!!!!

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