Piccola premessa: incuriosita dal mondo della scrittura in ambito erotico ho letto un po di tutto, ma raramente mi sono cimentata in tale pratica. Leggere il racconto di Silvia mi ha incoraggiato a provare.
La scrittura non deve avere limiti, mi sono sempre ripromessa di non pormi limiti nel mio modo di scrivere, perchè nulla è sconveniente se trattato con la spinta delle emozioni.
Troverete la prima parte del racconto qui di seguito..ai posteri l'ardua sentenza ;-)
Non era abbastanza oggettiva per farlo e se ne
rese conto nell'istante stesso in cui la sua mano scivolò sotto le lenzuola
nell'intento di massaggiare la coscia che la posizione protratta nel sonno
aveva intorpidito..
Era nuda.
Sentire la propria nudità la eccitò terribilmente,
raccolse da terra un maglione blu e lo portò al viso.. Era l'odore di lui che
bramava, di quell'uomo al quale aveva e avrebbe continuato a concedere tutto..
Sospirò allontanandolo da se e decise che c'era
solo una soluzione : doveva far ricorso al suo gioco preferito: guardare se
stessa con gli occhi di un osservatore attento e sconosciuto.
Tento di guardarsi come un estraneo avrebbe fatto
se si fosse preso la briga di studiarla per un breve lasso di tempo.
Era giovane ed intelligente, di un'intelligenza
arguta e sfacciata, sapeva provocare negli altri sensazioni spesso
contrastanti, lei era una di quelle che gli uomini amano fin dal primo sguardo
e le donne detestano altrettanto rapidamente.
Non aveva mai permesso a nessuno di affibbiarle un
ruolo o un grado di importanza, lei era se stessa e questo a volte diveniva
controproducente e la rendeva algida, lontana, snob.
Ma lei, al contrario, era semplicemente un bel
diamante, ed è noto che lo si può tagliare solo con la punta di un altro
diamante..
Le sue relazioni con gli uomini erano sempre state
cadenzate da conflittualità irrisolte,che dopo essere state a lungo trascinate
portavano inevitabilmente a rotture drastiche.
Mai un uomo aveva saputo tenerla a se, la sua
bellezza spaventava e si era ritrovata a fronteggiare una schiera di omuncoli
borghesi desiderosi di mostrarla agli altri come un trofeo personale.
Poi era accaduto...
Era inverno e se ne stava seduta sulla pietra
delle grandi finestre a vista del suo appartamento, felpa e perizoma, un pile
sulle cosce nude e sode ed il pc sulle ginocchia.
Questo è ciò che l'osservatore attento avrebbe
potuto vedere quella sera..
Allungò la mano e cerco la sigaretta senza
staccare gli occhi dallo schermo, poi prese a scrivere socchiudendo appena le
palpebre, stava sorridendo..
Da qualche settimana aveva conosciuto un uomo, ciò
che la turbava era come lo aveva conosciuto.. Chattando in un social network..
Proprio lei che aveva così a lungo e con
convinzione criticato le relazioni virtuali...
Si chiamava Marco, e da quando si erano conosciuti
lei era capace di passare intere ore a chattare con lui amabilmente… ed a fare
l'amore con lui..
La prima volta era stato folle, unico ed
irrazionale..
Scrivendole lui aveva acceso la web e lei aveva
fatto lo stesso, aveva già visto in foto il suo viso ma lo stesso rimase
colpita dall'intensitá dello sguardo che la scrutava.
Senza troppi indugi lui le aveva chiesto di fare
l'amore. L'aveva fatto con dolcezza, certo, ma con una certa dose di fermezza.
Fissandola le aveva descritto minuziosamente cosa
avrebbe fatto se i loro corpi caldi non fossero stati divisi dagli schermi e da
centinaia di chilometri..
Le disse come avrebbe accarezzato la sua pelle
vellutata, come le sue mani si sarebbero mosse leggere ma salde sulle sue
cosce, come gli sarebbe piaciuto sfiorare con le labbra le sue carni fresche ed
Eva tremò, ma non si sottrasse al suo sguardo, tenendo fiera gli occhi verdi
fissi in quelli di lui.
Lui, lui che nel mentre stava sorridendo, con lo
sguardo infuocato che la vezzeggiava lambendo come lava calda ogni centimetro
del suo corpo, lui sorrideva, e lei per la prima volta in vita sua si arrese
senza riserve...
Marco si accomodò nella poltrona di pelle e le
ordinò di spogliarsi o forse solo l’ego di Eva percepì nel tono della sua voce
il cipiglio del comando, della pretesa. Comunque glielo disse a lei non
dispiacque.
La ferma e sicura Eva tentennò giusto il tempo
d’un battito di ciglia prima di far scivolare a terra il pile. Ma non si fermò
senza attendere altre indicazioni, che al momento le sembravano inutili, si
sfilo la felpa e restò seduta, nella medesima posizione di qualche minuto
prima, al suo posto nell'incavo della finestra, col pc poggiato sul piccolo
tavolo lì accanto.
Sapeva di offrire così a Marco un duplice
spettacolo, egli infatti poteva vedere anche il suo riflesso sfumato nel vetro
della finestra, stagliato nella gelida notte.
Solo allora Eva abbassò lo sguardo infilando la
punta delle dita sotto l’elastico di pizzo scuro del perizoma e con voce ferma
e calda sfidò l’uomo da disfarsi dei suoi vestiti.
Marco sorrise ma non sembrò sorpreso dalla
richiesta mentre faceva scorrere la cinta di cuoio nei passanti dei jeans, un
brivido percorse Eva.. premonitore.. quella cinta sarebbe diventata la sua
croce e la sua delizia ma questo lei non poteva ancora saperlo.
Marco si disfece senza fretta degli indumenti, il
suo appartamento fiocamente illuminato sembrava avvolgerlo in un aura di
mistero intrinseca.
Eva saltò su e sparì dallo schermo, poco dopo la
luce si spense sostituita dal bagliore di quelle che sembrarono decine di
candele.
Riapparve e apprezzò con un gesto nervoso
l’erezione ormai evidente dell’uomo. Ciò che era certo è che Marco non faceva
nulla per nasconderla, se ne stava tranquillamente seduto in totale mancanza di
imbarazzo. Eva pensò che l'uomo doveva essere avvezzo a quel genere di cose e
una stilla di rabbia si insinuò profonda in lei.
Per uscire dal vortice dei pensieri Eva prese dei
cuscini lì affianco, li sistemò sotto di lei e si riappoggiò con le spalle alla
nuda pietra.
Quando rialzò lo sguardo Marco si massaggiava la
coscia lentamente, un sorriso paziente dipinto sul volto.
E poi esplose.. Marco la carezzò intimamente con
voce ferma, diresse lui ogni suo movimento e lei presa da una frenesia che non
riconosceva ne fu immediatamente assoggettata.
Fecero l’amore, ebbene si avevano fatto l’amore,
distanti mille chilometri i loro corpi si erano cibati l’uno dell’altra e lei
aveva avuto la certezza che le mani che la carezzavano così spregiudicate non
le appartenessero, ma fossero le mani di Marco a esaudire i suoi desideri più
nascosti. Eva si lasciò completamente trasportare, seguì ogni più minuta
indicazione incapace di staccare gli occhi dai movimenti via via più veloci che
l’uomo dedicava a se stesso, ipnotizzata e succube, oh si completamente succube
del piacere di entrambi. Seguendo ciò che Marco le diceva si era sfilata il
perizoma e completamente nuda si era offerta.
Le sue mani si erano posate lievi sui seni ed
erano scivolate sui fianchi, aveva dischiuso le cosce come lui le aveva chiesto
di fare e aveva notato lo sguardo carico di passione con cui lui l’aveva
osservata, gustandone appieno ogni curva del corpo.
Lui la guardava come se mai avesse avuto un simile
spettacolo a disposizione ma Eva questo non poteva saperlo e tantomeno avrebbe
potuto coglierlo presa com’era da quell’impulso di compiacerlo, dalla voglia
che saliva gorgogliante di vederlo godere per lei, dal bisogno che sentiva
crescerle dentro di raggiungere l’orgasmo guidata da lui.
Marco tratteneva a fatica la crescente e bruciante
eccitazione, lo sforzo maggiore era mostrarsi così sicuro di se, così
invincibile mentre dentro si sentiva un mare in burrasca, ma quel gioco lo
affascinava e ormai sentiva che lei era presa dalla morsa tanto quanto lui.
Le ordinò di masturbarsi con più decisione, la
voce lasciva, lo sguardo compiaciuto, gli indicò esattamente come lui l’avrebbe
fatto e le dita di lei subitanee eseguirono.
Ansimava Eva, ansimava proprio come piaceva a lui,
adorava sentire la propria donna godere in modo tanto spietato ed animalesco,
respirò profondamente prima di incitarla ad aumentare il ritmo, aveva voglia di
godere e non avrebbe più resistito.
Poco dopo lei sbarrò gli occhi presa dall’estasi
dell’orgasmo, urlandolo senza ritegno , prima di appoggiarsi sfinita al muro
alle sue spalle.
Marco le intimò di guardarlo, la sua voce ora era
meno controllata, il respiro affannoso, in realtà Eva non era riuscita a
smettere di farlo un solo istante e nel momento in cui lui raggiunse l’orgasmo
desiderò come mai prima nella vita essere lì pronta a ricevere il suo nettare
col proprio corpo.
Erano stravolti, entrambi, soddisfatti, pieni
seppur svuotati.
Di colpo Eva si rese conto della situazione e si
abbassò a raccogliere il pile. Marco la fermò, non era ancora pronto a rinunciare
a quella visione.
La vezzeggiò alcuni minuti prima di staccarsi
malvolentieri da lei per andare a farsi una doccia.
Erano passate alcune settimane da quella sera ma i
loro incontri erano ormai la miglior parte della giornata di entrambi.
Si destò, tirandosi a sedere sul letto si chiese
cosa ne avrebbe pensato l’osservatore attento.
C’era poc’altro da dire, lui era sempre garbato
con lei, anche dolce a volte ma ogni volta che si lasciavano lei si sentiva
abbandonata, la chiamava sempre e solo per nome, non aveva mai usato quei
vezzeggiativi teneri che tutti usano con la facilità con cui si prende il caffè
al mattino.
Non si era mai perso in troppi complimenti, lei
temeva che coltivasse svariate amicizie di genere molto simile alla loro e
questo la faceva arrabbiare come poche altre cose.
Sentiva di appartenergli ed anche se lui le avesse
detto che lei era solo un mezzo di piacere sarebbe stata incapace di dirgli di no.
Ciò che la turbava e la faceva star lì da un ora a
ricordare e ricostruire era stato l’ultimo messaggio di Marco. Gliel’aveva
inviato poco dopo che si erano lasciati, dopo la loro dose di sesso, era stata
una serata particolarmente focosa e lei era già a letto, nuda, come lui le
aveva chiesto di fare.
Il cellulare aveva vibrato e nel messaggio cerano
solo poche parole, le aveva imparate a memoria: “ Vado in Austria per lavoro,
torno venerdì, voglio trovarti alle 6 a Firenze, Golden Tower Hotel,
prenotazione Dr. DeCarlo. Fatti trovare
in camera, non mi deluderai”
Guardò la sua immagine riflessa nello specchio,
ecco come l’osservatore l’avrebbe potuta vedere in quel momento: viso dai
lineamenti forti senza mai essere duri o volgari, labbra piene e turgide, la
mascella ben disegnata, lei non l'amava particolarmente, le sembrava che
rendesse il suo volto troppo marcato, maschile a tratti, i capelli lunghi le
sfioravano le natiche alte e ben disegnate.
Si avvicinò ancora un poco allo specchio, fino a
sentirne la fredda superficie sulla pelle nuda, rabbrividì, sbatté sensuale le
palpebre scoprendo le iridi verdi punteggiate da minuscole schegge di ghiaccio.
Sospirò forte, Marco non le aveva detto una sola
volta di trovarla bella o seducente, al contrario di ogni altro uomo sembrava
non subire il suo fascino. Ciò che le era chiaro era che a lui piaceva far
sesso con lei e dopo quel biglietto era chiaro che farlo virtualmente non gli
bastava più…
Eva con lunghe falcate raggiunse la doccia e fece
scorrere l’acqua che le scivolò sul corpo contratto dalla tensione, radunò i
pensieri, tentò di collocare le sensazioni poi le sue mani disegnarono,
accarezzandole, le curve dei seni, pieni e sodi, lambendo la pancia piatta, il
pircing tintinnò impercettibilmente, Eva
sbuffando rumorosamente si destò controvoglia dal limbo nel quale veniva
trascinata ogni volta che ripercorreva con la mente le loro notti.
Si depilò accuratamente, sapeva che lui avrebbe
gradito...
Cospargendo di crema alla vaniglia la pelle fresca
indugiò a lungo sulle cosce risalendone piano l’interno, seduta sul bordo della
vasca da bagno allargò le cosce massaggiando l’inguine, chiuse gli occhi e con
le immagini dell’ultima notte passata con Marco si masturbò lentamente
raggiungendo però l’orgasmo con rapidità ed intensità inedita nei suoi
soliloqui…
Si rinfilò rapida sotto la doccia, era tardi e
mancavano molti altri dettagli, non aveva intenzione di trascurarne nessuno ma
la voglia era salita cogliendola impreparata e gustava già se e come raccontare
a Marco come il solo ricordo l’avesse travolta…
Si ricompose.
Quella mattina il nostro osservatore
attento avrebbe potuto vedere una donna
che dissimulava con i movimenti rapidi e misurati una strana nevrosi dei sensi
che con il passare delle ore si acuivano ridondanti.
Era fasciata in una tuta in jeans aderente, aveva
dei tacchi vertiginosi, si sistemava il trucco che sarebbe sembrato inesistente
non fosse stato per la matita e il mascara nero che mettevano in risalto gli
occhi felini.
Si sistemò lo chignon, spruzzò J’adore nell'incavo
tra i seni e sul collo, prese le ultime cose che buttò nella borsa, vi infilò
il portatile e la mise a tracolla. A questo punto l'osservatore attento avrebbe
notato quanto le nocche della mano, che Eva serrò sulla maniglia del trolley,
fossero bianche, avrebbe notato l'esitazione prima di chiudere la porta e
quella prima di ingranare la marcia, avrebbe notato che la musica a volume
quasi intollerabile doveva solo costringerla a non pensare..
Marco era in aeroporto, il suo volo era appena atterrato,
ritirò il bagaglio pronto ad incamminarsi verso il parcheggio dei taxi e fece
scivolare la mano sulla tasca della giacca, sentì che la piccola scatola era
fedelmente al suo posto. Prese il primo taxi che trovò libero diretto
all'hotel.
Eva aveva parcheggiato davanti all'imponente
costruzione dell'albergo, controllando
l'ora ogni manciata di secondi aveva costretto il tempo a camminare in modo
insolitamente lento.. Poi alle 17:45 aveva poggiato i documenti sul tavolo della
reception e dopo le pratiche burocratiche si era ritrovata alla porta della sua
camera scortata da un solerte cameriere dei piani e dal facchino.
Trovò il biglietto di Marco in modo del tutto
casuale mentre incerta osservava ogni cosa attorno a se, mettendone a fuoco
dettagli e particolari.
" Ero certo che saresti venuta. Il mio
ritardo é imperdonabile, non sono un gentleman, come ben sai, ma saprò farmi
perdonare .. ti aspetto alle 20:00 al ristorante dell'hotel"
Eva contenne a stento la rabbia che le mordeva le
carni dall'interno. Era un nuovo gioco di Marco, ne era certa.
Ciò che invece la sorprese fu la scatola che lui
le fece recapitare.....
Cosa celerà la scatola fattale recapitare da Marco...la seconda parte
mercoledì 20 Marzo
reb, tesoro, ho avuto l'onore di leggere il tuo racconto mentre lo scrivevi, me ne inviavi parte dopo parte affinchè ti rassicurassi. non esprimerò ora quel che penso e che tu per altro sai già, ma ci tenevo a farti sapere che è stato un bel viaggio che mi hai fatto fare insieme a te. grazie, tesoro.
RispondiEliminaGwen, con molta probabilità senza le tue rassicurazioni non lo avrei mai terminato, senza la sicurezza e la determinazione che hai saputo infondermi sarei ancora lì a pensare e rimuginare, invece ho seguito l'istinto, ho scritto di getto, grazie..sono solo io a dover ringraziare, infinitamente e sentitamente.
RispondiEliminasono contenta che il mio atto di coraggio ti abbia ispirata ... Ed ispirata alla grande, oserei dire, son davvero curiosa di vedere cosa si cela dentro quella scatola!!! ... spero che nel frattempo la nostra Eva riesca a contenersi!!!
RispondiEliminaComplimenti!!!!
Eva non è tipa da contenersi ma vediamo se cercherà di frenare i propri istinti ;)
RispondiEliminaGrazie per le tue parole Silvia, si sei stata un ottimo motore per spronarmi al coraggio :)
RispondiEliminaio spero sinceramente che eva si contenga poco o niente, le passioni vanno vissute fino in fondo e in modo istintivo. il vibrare di eva farà vibrare anche noi, ne sono certa :)
RispondiEliminaLo spero vivamente ;)
RispondiElimina