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domenica 17 marzo 2013

Estreme sinergie

Piccola premessa: incuriosita dal mondo della scrittura in ambito erotico ho letto un po di tutto, ma raramente mi sono cimentata in tale pratica. Leggere il racconto di Silvia mi ha incoraggiato a provare.
La scrittura non deve avere limiti, mi sono sempre ripromessa di non pormi limiti nel mio modo di scrivere, perchè nulla è sconveniente se trattato con la spinta delle emozioni.
Troverete la prima parte del racconto qui di seguito..ai posteri l'ardua sentenza ;-)



Sbattè lentamente le palpebre cercando di strappare al sonno gli ultimi frammenti di incoscienza poi richiuse gli occhi e si apprestò a rivivere gli avvenimenti che si erano abbattuti nella sua vita nelle ultime settimane.
Non era abbastanza oggettiva per farlo e se ne rese conto nell'istante stesso in cui la sua mano scivolò sotto le lenzuola nell'intento di massaggiare la coscia che la posizione protratta nel sonno aveva intorpidito..
Era nuda.
Sentire la propria nudità la eccitò terribilmente, raccolse da terra un maglione blu e lo portò al viso.. Era l'odore di lui che bramava, di quell'uomo al quale aveva e avrebbe continuato a concedere tutto..
Sospirò allontanandolo da se e decise che c'era solo una soluzione : doveva far ricorso al suo gioco preferito: guardare se stessa con gli occhi di un osservatore attento e sconosciuto.
Tento di guardarsi come un estraneo avrebbe fatto se si fosse preso la briga di studiarla per un breve lasso di tempo.
Era giovane ed intelligente, di un'intelligenza arguta e sfacciata, sapeva provocare negli altri sensazioni spesso contrastanti, lei era una di quelle che gli uomini amano fin dal primo sguardo e le donne detestano altrettanto rapidamente.
Non aveva mai permesso a nessuno di affibbiarle un ruolo o un grado di importanza, lei era se stessa e questo a volte diveniva controproducente e la rendeva algida, lontana, snob.
Ma lei, al contrario, era semplicemente un bel diamante, ed è noto che lo si può tagliare solo con la punta di un altro diamante..
Le sue relazioni con gli uomini erano sempre state cadenzate da conflittualità irrisolte,che dopo essere state a lungo trascinate portavano inevitabilmente a rotture drastiche.
Mai un uomo aveva saputo tenerla a se, la sua bellezza spaventava e si era ritrovata a fronteggiare una schiera di omuncoli borghesi desiderosi di mostrarla agli altri come un trofeo personale.
Poi era accaduto...
Era inverno e se ne stava seduta sulla pietra delle grandi finestre a vista del suo appartamento, felpa e perizoma, un pile sulle cosce nude e sode ed il pc sulle ginocchia.
Questo è ciò che l'osservatore attento avrebbe potuto vedere quella sera..
Allungò la mano e cerco la sigaretta senza staccare gli occhi dallo schermo, poi prese a scrivere socchiudendo appena le palpebre, stava sorridendo..
Da qualche settimana aveva conosciuto un uomo, ciò che la turbava era come lo aveva conosciuto.. Chattando in un social network..
Proprio lei che aveva così a lungo e con convinzione criticato le relazioni virtuali...
Si chiamava Marco, e da quando si erano conosciuti lei era capace di passare intere ore a chattare con lui amabilmente… ed a fare l'amore con lui..
La prima volta era stato folle, unico ed irrazionale..

Scrivendole lui aveva acceso la web e lei aveva fatto lo stesso, aveva già visto in foto il suo viso ma lo stesso rimase colpita dall'intensitá dello sguardo che la scrutava.
Senza troppi indugi lui le aveva chiesto di fare l'amore. L'aveva fatto con dolcezza, certo, ma con una certa dose di fermezza.
Fissandola le aveva descritto minuziosamente cosa avrebbe fatto se i loro corpi caldi non fossero stati divisi dagli schermi e da centinaia di chilometri..
Le disse come avrebbe accarezzato la sua pelle vellutata, come le sue mani si sarebbero mosse leggere ma salde sulle sue cosce, come gli sarebbe piaciuto sfiorare con le labbra le sue carni fresche ed Eva tremò, ma non si sottrasse al suo sguardo, tenendo fiera gli occhi verdi fissi in quelli di lui.
Lui, lui che nel mentre stava sorridendo, con lo sguardo infuocato che la vezzeggiava lambendo come lava calda ogni centimetro del suo corpo, lui sorrideva, e lei per la prima volta in vita sua si arrese senza riserve...
Marco si accomodò nella poltrona di pelle e le ordinò di spogliarsi o forse solo l’ego di Eva percepì nel tono della sua voce il cipiglio del comando, della pretesa. Comunque glielo disse a lei non dispiacque.
La ferma e sicura Eva tentennò giusto il tempo d’un battito di ciglia prima di far scivolare a terra il pile. Ma non si fermò senza attendere altre indicazioni, che al momento le sembravano inutili, si sfilo la felpa e restò seduta, nella medesima posizione di qualche minuto prima, al suo posto nell'incavo della finestra, col pc poggiato sul piccolo tavolo lì accanto.
Sapeva di offrire così a Marco un duplice spettacolo, egli infatti poteva vedere anche il suo riflesso sfumato nel vetro della finestra, stagliato nella gelida notte.
Solo allora Eva abbassò lo sguardo infilando la punta delle dita sotto l’elastico di pizzo scuro del perizoma e con voce ferma e calda sfidò l’uomo da disfarsi dei suoi vestiti.
Marco sorrise ma non sembrò sorpreso dalla richiesta mentre faceva scorrere la cinta di cuoio nei passanti dei jeans, un brivido percorse Eva.. premonitore.. quella cinta sarebbe diventata la sua croce e la sua delizia ma questo lei non poteva ancora saperlo.
Marco si disfece senza fretta degli indumenti, il suo appartamento fiocamente illuminato sembrava avvolgerlo in un aura di mistero intrinseca.
Eva saltò su e sparì dallo schermo, poco dopo la luce si spense sostituita dal bagliore di quelle che sembrarono decine di candele.
Riapparve e apprezzò con un gesto nervoso l’erezione ormai evidente dell’uomo. Ciò che era certo è che Marco non faceva nulla per nasconderla, se ne stava tranquillamente seduto in totale mancanza di imbarazzo. Eva pensò che l'uomo doveva essere avvezzo a quel genere di cose e una stilla di rabbia si insinuò profonda in lei.
Per uscire dal vortice dei pensieri Eva prese dei cuscini lì affianco, li sistemò sotto di lei e si riappoggiò con le spalle alla nuda pietra.
Quando rialzò lo sguardo Marco si massaggiava la coscia lentamente, un sorriso paziente dipinto sul volto.
E poi esplose.. Marco la carezzò intimamente con voce ferma, diresse lui ogni suo movimento e lei presa da una frenesia che non riconosceva ne fu immediatamente assoggettata.
Fecero l’amore, ebbene si avevano fatto l’amore, distanti mille chilometri i loro corpi si erano cibati l’uno dell’altra e lei aveva avuto la certezza che le mani che la carezzavano così spregiudicate non le appartenessero, ma fossero le mani di Marco a esaudire i suoi desideri più nascosti. Eva si lasciò completamente trasportare, seguì ogni più minuta indicazione incapace di staccare gli occhi dai movimenti via via più veloci che l’uomo dedicava a se stesso, ipnotizzata e succube, oh si completamente succube del piacere di entrambi. Seguendo ciò che Marco le diceva si era sfilata il perizoma e completamente nuda si era offerta.
Le sue mani si erano posate lievi sui seni ed erano scivolate sui fianchi, aveva dischiuso le cosce come lui le aveva chiesto di fare e aveva notato lo sguardo carico di passione con cui lui l’aveva osservata, gustandone appieno ogni curva del corpo.
Lui la guardava come se mai avesse avuto un simile spettacolo a disposizione ma Eva questo non poteva saperlo e tantomeno avrebbe potuto coglierlo presa com’era da quell’impulso di compiacerlo, dalla voglia che saliva gorgogliante di vederlo godere per lei, dal bisogno che sentiva crescerle dentro di raggiungere l’orgasmo guidata da lui.
Marco tratteneva a fatica la crescente e bruciante eccitazione, lo sforzo maggiore era mostrarsi così sicuro di se, così invincibile mentre dentro si sentiva un mare in burrasca, ma quel gioco lo affascinava e ormai sentiva che lei era presa dalla morsa tanto quanto lui.
Le ordinò di masturbarsi con più decisione, la voce lasciva, lo sguardo compiaciuto, gli indicò esattamente come lui l’avrebbe fatto e le dita di lei subitanee eseguirono.
Ansimava Eva, ansimava proprio come piaceva a lui, adorava sentire la propria donna godere in modo tanto spietato ed animalesco, respirò profondamente prima di incitarla ad aumentare il ritmo, aveva voglia di godere e non avrebbe più resistito.
Poco dopo lei sbarrò gli occhi presa dall’estasi dell’orgasmo, urlandolo senza ritegno , prima di appoggiarsi sfinita al muro alle sue spalle.
Marco le intimò di guardarlo, la sua voce ora era meno controllata, il respiro affannoso, in realtà Eva non era riuscita a smettere di farlo un solo istante e nel momento in cui lui raggiunse l’orgasmo desiderò come mai prima nella vita essere lì pronta a ricevere il suo nettare col proprio corpo.
Erano stravolti, entrambi, soddisfatti, pieni seppur svuotati.
Di colpo Eva si rese conto della situazione e si abbassò a raccogliere il pile. Marco la fermò, non era ancora pronto a rinunciare a quella visione.
La vezzeggiò alcuni minuti prima di staccarsi malvolentieri da lei per andare a farsi una doccia.


Eva quella sera si era ritrovata a letto nuda, sola, ancora vogliosa di lui..
Erano passate alcune settimane da quella sera ma i loro incontri erano ormai la miglior parte della giornata di entrambi.
Si destò, tirandosi a sedere sul letto si chiese cosa ne avrebbe pensato l’osservatore attento.
C’era poc’altro da dire, lui era sempre garbato con lei, anche dolce a volte ma ogni volta che si lasciavano lei si sentiva abbandonata, la chiamava sempre e solo per nome, non aveva mai usato quei vezzeggiativi teneri che tutti usano con la facilità con cui si prende il caffè al mattino.
Non si era mai perso in troppi complimenti, lei temeva che coltivasse svariate amicizie di genere molto simile alla loro e questo la faceva arrabbiare come poche altre cose.
Sentiva di appartenergli ed anche se lui le avesse detto che lei era solo un mezzo di piacere sarebbe stata incapace di  dirgli di no.
Ciò che la turbava e la faceva star lì da un ora a ricordare e ricostruire era stato l’ultimo messaggio di Marco. Gliel’aveva inviato poco dopo che si erano lasciati, dopo la loro dose di sesso, era stata una serata particolarmente focosa e lei era già a letto, nuda, come lui le aveva chiesto di fare.
Il cellulare aveva vibrato e nel messaggio cerano solo poche parole, le aveva imparate a memoria: “ Vado in Austria per lavoro, torno venerdì, voglio trovarti alle 6 a Firenze, Golden Tower Hotel, prenotazione  Dr. DeCarlo. Fatti trovare in camera, non mi deluderai”
Guardò la sua immagine riflessa nello specchio, ecco come l’osservatore l’avrebbe potuta vedere in quel momento: viso dai lineamenti forti senza mai essere duri o volgari, labbra piene e turgide, la mascella ben disegnata, lei non l'amava particolarmente, le sembrava che rendesse il suo volto troppo marcato, maschile a tratti, i capelli lunghi le sfioravano le natiche alte e ben disegnate.
Si avvicinò ancora un poco allo specchio, fino a sentirne la fredda superficie sulla pelle nuda, rabbrividì, sbatté sensuale le palpebre scoprendo le iridi verdi punteggiate da minuscole schegge di ghiaccio.
Sospirò forte, Marco non le aveva detto una sola volta di trovarla bella o seducente, al contrario di ogni altro uomo sembrava non subire il suo fascino. Ciò che le era chiaro era che a lui piaceva far sesso con lei e dopo quel biglietto era chiaro che farlo virtualmente non gli bastava più…
Eva con lunghe falcate raggiunse la doccia e fece scorrere l’acqua che le scivolò sul corpo contratto dalla tensione, radunò i pensieri, tentò di collocare le sensazioni poi le sue mani disegnarono, accarezzandole, le curve dei seni, pieni e sodi, lambendo la pancia piatta, il pircing tintinnò impercettibilmente,  Eva sbuffando rumorosamente si destò controvoglia dal limbo nel quale veniva trascinata ogni volta che ripercorreva con la mente le loro notti.
Si depilò accuratamente, sapeva che lui avrebbe gradito...
Cospargendo di crema alla vaniglia la pelle fresca indugiò a lungo sulle cosce risalendone piano l’interno, seduta sul bordo della vasca da bagno allargò le cosce massaggiando l’inguine, chiuse gli occhi e con le immagini dell’ultima notte passata con Marco si masturbò lentamente raggiungendo però l’orgasmo con rapidità ed intensità inedita nei suoi soliloqui…
Si rinfilò rapida sotto la doccia, era tardi e mancavano molti altri dettagli, non aveva intenzione di trascurarne nessuno ma la voglia era salita cogliendola impreparata e gustava già se e come raccontare a Marco come il solo ricordo l’avesse travolta…
Si ricompose. 
Quella mattina il nostro osservatore attento avrebbe potuto vedere  una donna che dissimulava con i movimenti rapidi e misurati una strana nevrosi dei sensi che con il passare delle ore si acuivano ridondanti.
Era fasciata in una tuta in jeans aderente, aveva dei tacchi vertiginosi, si sistemava il trucco che sarebbe sembrato inesistente non fosse stato per la matita e il mascara nero che mettevano in risalto gli occhi felini.
Si sistemò lo chignon, spruzzò J’adore nell'incavo tra i seni e sul collo, prese le ultime cose che buttò nella borsa, vi infilò il portatile e la mise a tracolla. A questo punto l'osservatore attento avrebbe notato quanto le nocche della mano, che Eva serrò sulla maniglia del trolley, fossero bianche, avrebbe notato l'esitazione prima di chiudere la porta e quella prima di ingranare la marcia, avrebbe notato che la musica a volume quasi intollerabile doveva solo costringerla a non pensare..
Marco era in aeroporto, il suo volo era appena atterrato, ritirò il bagaglio pronto ad incamminarsi verso il parcheggio dei taxi e fece scivolare la mano sulla tasca della giacca, sentì che la piccola scatola era fedelmente al suo posto. Prese il primo taxi che trovò libero diretto all'hotel.
Eva aveva parcheggiato davanti all'imponente costruzione dell'albergo,  controllando l'ora ogni manciata di secondi aveva costretto il tempo a camminare in modo insolitamente lento.. Poi alle 17:45 aveva poggiato i documenti sul tavolo della reception e dopo le pratiche burocratiche si era ritrovata alla porta della sua camera scortata da un solerte cameriere dei piani  e dal facchino.
Trovò il biglietto di Marco in modo del tutto casuale mentre incerta osservava ogni cosa attorno a se, mettendone a fuoco dettagli e particolari.
" Ero certo che saresti venuta. Il mio ritardo é imperdonabile, non sono un gentleman, come ben sai, ma saprò farmi perdonare .. ti aspetto alle 20:00 al ristorante dell'hotel"
Eva contenne a stento la rabbia che le mordeva le carni dall'interno. Era un nuovo gioco di Marco, ne era certa.
Ciò che invece la sorprese fu la scatola che lui le fece recapitare.....


Cosa celerà la scatola fattale recapitare da Marco...la seconda parte 
mercoledì 20 Marzo




7 commenti:

  1. reb, tesoro, ho avuto l'onore di leggere il tuo racconto mentre lo scrivevi, me ne inviavi parte dopo parte affinchè ti rassicurassi. non esprimerò ora quel che penso e che tu per altro sai già, ma ci tenevo a farti sapere che è stato un bel viaggio che mi hai fatto fare insieme a te. grazie, tesoro.

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  2. Gwen, con molta probabilità senza le tue rassicurazioni non lo avrei mai terminato, senza la sicurezza e la determinazione che hai saputo infondermi sarei ancora lì a pensare e rimuginare, invece ho seguito l'istinto, ho scritto di getto, grazie..sono solo io a dover ringraziare, infinitamente e sentitamente.

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  3. sono contenta che il mio atto di coraggio ti abbia ispirata ... Ed ispirata alla grande, oserei dire, son davvero curiosa di vedere cosa si cela dentro quella scatola!!! ... spero che nel frattempo la nostra Eva riesca a contenersi!!!
    Complimenti!!!!

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  4. Eva non è tipa da contenersi ma vediamo se cercherà di frenare i propri istinti ;)

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  5. Grazie per le tue parole Silvia, si sei stata un ottimo motore per spronarmi al coraggio :)

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  6. io spero sinceramente che eva si contenga poco o niente, le passioni vanno vissute fino in fondo e in modo istintivo. il vibrare di eva farà vibrare anche noi, ne sono certa :)

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